La Juventus di Spalletti, analisi tattica: aggressione e qualità del gioco
Due partite, pochi giorni di lavoro e già i primi segnali di una Juventus che sta cambiando volto. Dopo il debutto di sabato sera a Cremona e la prima in casa contro lo Sporting Lisbona, la mano di Luciano Spalletti comincia a vedersi. Il tecnico toscano, pur partendo da una base tattica già esistente, ha iniziato a trasmettere ai bianconeri una mentalità nuova, fondata su coraggio, aggressività e qualità nel gioco.
Cremonese-Juventus: il primo esperimento nel 1-3-4-2-1
A Cremona, con appena un allenamento alle spalle, Spalletti ha scelto di non rivoluzionare subito ma di partire dal 1-3-4-2-1 lasciato da Tudor, reinterpretandolo secondo le proprie idee. La novità principale è stata l’impiego di Koopmeiners nei tre di difesa, una mossa che ha sorpreso ma che ha una chiara logica tattica: in fase di possesso, l’olandese si accentrava per costruire dal basso e dare fluidità alla manovra; in fase difensiva, come lo stesso Spalletti ha sottolineato, ha mostrato grande efficacia nell’aggressione in avanti, leggendo bene tempi e spazi.
Davanti, la Juve ha dato subito un segnale di intensità. Kostić, schierato titolare, ha sbloccato la partita dopo appena 90 secondi, simbolo di un approccio aggressivo e verticale. La squadra ha difeso compatta, ha concesso poco, ma nel finale è arrivato l’unico errore: Gatti, in difficoltà nel corpo a corpo con Vardy, ha permesso all’inglese di siglare il pari. Un episodio isolato che non cancella la buona organizzazione mostrata in campo, soprattutto considerando i tempi ristretti di lavoro.
Juventus-Sporting Lisbona: sofferenza, reazione e carattere
Contro lo Sporting, all’Allianz Stadium, la Juventus ha proposto la stessa struttura ma con un atteggiamento più spallettiano: pressing alto, volontà di dominare il possesso e aggressione immediata sulla palla. Il gol portoghese nasce da un’uscita non coordinata, con Thuram in ritardo nell’accorciare, che apre spazio alla verticalizzazione. Poco dopo, un altro intervento tardivo del francese — ancora non al top dopo l’infortunio al polpaccio — rischia di costare il raddoppio, ma la traversa salva i bianconeri. Segnali che testimoniano un percorso fisico e tattico ancora in rodaggio.
Poi, però, la reazione da grande squadra: la Juventus ha rialzato il baricentro, ha palleggiato con ordine e ha costruito con pazienza, trovando il pareggio con Vlahović, sempre più leader tecnico ed emotivo. Il serbo non è solo il finalizzatore: è il riferimento costante per i compagni, il giocatore che fa salire la squadra, tiene palla sotto pressione e trasmette energia. In queste prime due uscite ha dimostrato di voler essere il volto e la voce del nuovo corso.
I principi del nuovo corso
Modulo a parte — che nel tempo potrebbe evolvere verso un 4-3-3 con Koopmeiners regista davanti alla difesa — i principi di Spalletti sono già evidenti:
- Aggressione alta e pressing organizzato, per togliere tempo e respiro all’avversario;
- Mentalità offensiva e dominio del gioco, difendendo in avanti;
- Capacità di adattarsi ai momenti, sapendo abbassarsi per sfruttare in velocità i contropiedisti Yildiz, Zeghrova, Conceição e Openda.
Ma oltre alla struttura collettiva, Spalletti lavora sull’individuo. Per il tecnico toscano, la tecnica individuale non si limita al controllo o al passaggio: è anche la voglia di andare ad aggredire, di recuperare il pallone, di entrare nel duello con il timing giusto. È una tecnica mentale e agonistica, fatta di concentrazione, determinazione e coraggio.
Spalletti vuole una Juventus che non solo giochi bene, ma che lotti su ogni pallone, che non molli mai, che affronti l’avversario con l’intensità di chi vuole sempre avere la meglio. È questo, più ancora dei moduli, il cuore del suo progetto: costruire una squadra di giocatori consapevoli, competitivi e affamati, capaci di dominare tanto con la palla quanto senza.
Come ha detto nella sua prima conferenza: “Sarà il rumore del pallone che scorre sul prato a far entusiasmare il pubblico.” E quel rumore, Spalletti vuole che sia il simbolo di una Juventus pulita nel gioco, feroce nella testa e pronta a giocarsela con chiunque, per vincere davvero.
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