Spalletti può aprire un ciclo alla Juve, ma serve un patto con la società
La Juve ha cambiato cinque allenatori in altrettante stagioni e anche per questo non sono arrivati i risultati, con Spalletti invece si punta alla stabilità della panchina. In sintesi, l'obiettivo è di aprire un ciclo. Manca ormai dal quinquennio di scudetti, targato Allegri. Dopo Max è arrivato Sarri, comunque vincente, ma è durato un anno, quindi Pirlo, ancora Allegri, Motta e Tudor. Un trend in antitesi con la tradizione del club bianconero e legato anche al cambio societario con la fine della presidenza Andrea Agnelli e l'avvento del cosiddetto Governo tecnico. L'area sportiva in mano al solo Giuntoli, con i risultati che abbiano visto. Quindi è scattata l'era Comolli. che proprio oggi assume la carica di ad, prendendo ulteriore potere. Modesto è il Direttore tecnico, Chiellini dirigente e nella stanza dei bottoni, avendo preso il posto di Calvo nel Consiglio della Federcalcio. Presto sarà ingaggiato un ds. Insomma si sta andando verso una squadra societaria strutturata, come ai vecchi tempi. Poi c'è l'allenatore. Spalletti, appunto. Esperienza trentennale: il periodo alla Roma, i successi in Russia, lo scudetto a Napoli, il fallimento in Nazionale. Ma il ruolo di ct non c'entra nulla con chi deve stare tutti i giorni a contatto con i giocatori, per trasmettere il suo credo calcistico, insomma per un tecnico da club.
Qualcuno ha definito Spalletti normalizzatore. Sotto alcuni punti di vista, etichetta giusta. Intanto nel riportare la Juve nel perimetro delle squadre con grandi ambizioni. La parola chiave è scudetto. Il neo tecnico è certamente di livello superiore a Motta e Tudor, quindi è molto concreta la possibilità che la sua avventura in bianconero non sia una semplice parentesi, ma un percorso lungo attraverso cui riportare la Vecchia Signora a primeggiare. Ne è convinto anche Chiellini. “Luciano ha lo status per aprire un nuovo ciclo”, ha detto Giorgio prima della sfida contro lo Sporting di Lisbona. Non sembrano parole di facciata. Affinché questo possa accadere, però, servono tutte le componenti. In primis proprio una società forte, un tempo era la genesi del dominio, almeno in Italia. L'interazione e l'unità d'intenti con il tecnico deve essere costante. Va assecondato nelle richieste di mercato, ovviamente nei limiti consentiti dalle esigenze di sostenibilità. Nei momenti di difficoltà (normale ci siano) la dirigenza deve supportarlo, anche se lui ha il carattere per combattere contro le intemperie. La nuova guida tecnica deve comunque avvertire la presenza della società.
Spalletti ha bisogno di avere la squadra dalla sua parte. Perfino scontato ricordarlo. Lui è il capo,, ma in campo vanno i giocatori. Sotto questo aspetto, l'allenatore deve indossare i panni dello psicologo. La motivazione è alla base di qualsiasi successo, tanto più in un contesto di gruppo, in cui ci sono tante teste da gestire. Luciano da Certaldo sembra sia partito con il piede giusto rispetto al fattore mentale. Sotto questo aspetto Koopmeiners e Vlahovic sono una sorta di manifesto della rinascita. Il primo finalmente sta dando segnali di vita dopo un anno e mezzo di latitanza nella Juve, peraltro in un ruolo inedito. Dusan da separato in casa è diventato un pretoriano dell'allenatore, titolare indiscusso e anche leader emotivo. Ora il rinnovo non è più utopia. La cura Spalletti presto farà effetto anche su altri giocatori. Siamo solo all'inizio di una nuova era. I tifosi bianconeri hanno fame di trionfi. Comprensibile.
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