Cinque partite in 14 giorni, il turnover rilancia Joao Mario. Nodo centravanti: Dusan o David?

C’è sempre un momento, in una stagione, in cui gli uomini si dividono dai nomi. Quello della Juventus sembra essere arrivato ora. Come riporta Tuttosport, Igor Tudor lo sa, lo sente nelle ossa come un vento che cambia direzione. Alla Continassa, dopo il pareggio con il Milan, l’aria si è fatta più densa, più vera. Cinque partite in meno di due settimane, turnover inevitabile, ma anche verità da scoprire.
Joao Mario, arrivato in estate con aspettative discrete e piedi da spinta offensiva, si è lentamente spento. Prima le prove opache, poi la panchina contro i rossoneri. Zero minuti nell’ennesima partita da “vorrei ma non posso”. Il tecnico croato ne apprezza la corsa e l’intenzione, ma non si fida ancora del tutto dietro: troppo rischioso affidargli la fascia quando il margine d’errore è sottile come carta velina. La sosta, però, è un’occasione. Alla Continassa Tudor vuole lavorare a porte chiuse, con chi è rimasto, per ridare senso e ritmo alle seconde linee. E Joao Mario, in questo scenario, può ancora reclamare un posto al sole.
Il Como, prossimo avversario, sarà una tappa spartiacque: o rilancio, o addio alle gerarchie.
Davanti, invece, i pensieri dell’allenatore corrono altrove. Verso un centravanti serbo che ha imparato a convivere con la pressione come con il respiro: Dusan Vlahovic. Lo guarderà in tv stasera, contro l’Albania, e forse ci leggerà dentro un segno. Perché Vlahovic, in fondo, è l’uomo che dà garanzie, quello che fa rumore anche quando tace. La Juventus di Tudor sta cercando la propria forma, e come sempre nel calcio, le risposte arriveranno non dai proclami, ma dal campo. Quello, almeno, non mente mai.
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