Pepe, Di Livio, Torricelli: la Juventus del futuro deve ripartire anche da "loro"

Pepe, Di Livio, Torricelli: la Juventus del futuro deve ripartire anche da "loro"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
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di Massimo Reina
Perché i grandi club si costruiscono con i campioni, ma si tengono in piedi con gli uomini: quelli che fanno vincere anche quando non finiscono nei titoli.

C’è una Juventus fatta di Del Piero, Zidane, Pirlo, Tevez e Buffon. Ma ce n’è un’altra, parallela, meno fotografata e più umana, costruita sull’abnegazione e sulla fatica quotidiana: quella di Giaccherini, Pepe e Padoin. Prima di loro, i Di Livio, i Torricelli, i Birindelli, i Pessotto. Uomini prima che calciatori. Non fenomeni, ma grandi giocatori.

Perché nella Juventus — come in ogni squadra vincente — servono anche quelli che non chiedono la prima pagina, ma sono sempre pronti a scrivere la storia quando il pallone scotta. Gente che parte dalla panchina e finisce per soffiare il posto ai titolari più blasonati. Che entra al 70’ e cambia una partita non per il gol, ma per l’esempio. Non erano i più forti tecnicamente, ma avevano qualcosa che oggi pare sempre più raro: spirito di gruppo, umiltà, fame, senso del dovere. Pepe che si spremeva sulla fascia come se non ci fosse un domani. Padoin, l’uomo che sapeva essere ovunque. Giaccherini, il jolly prezioso di ogni allenatore. E prima ancora, Di Livio, il soldatino instancabile; Torricelli, il falegname diventato campione d’Europa; Pessotto, il motore discreto di mille battaglie.

Oggi giocatori così scarseggiano. Forse perché il calcio è diventato più vetrina che mestiere. Ma ogni allenatore, se potesse, firmerebbe per averne almeno due o tre. Perché la differenza tra chi vince e chi resta a guardare la fanno anche loro — quelli che non mollano mai, che sorridono anche in panchina, che tengono insieme lo spogliatoio quando le stelle litigano. La speranza, per la Juventus che verrà, è che accanto ai futuri Del Piero e Tevez, ci siano anche nuovi Pepe, nuovi Di Livio, nuovi Torricelli. Perché i grandi club si costruiscono con i campioni, ma si tengono in piedi con gli uomini.