Spalletti, tatuaggi e Juventus: le solite sciocche polemiche da bar
Neanche il tempo di immaginare Luciano Spalletti sulla panchina della Juventus, e già qualcuno prova a creare tensione. Il motivo? Un tatuaggio sul braccio con il terzo scudetto vinto al Napoli con lui in panchina, e qualche dichiarazione passata, in cui affermava che non avrebbe più allenato in Italia dopo l’esperienza partenopea.
Insomma, le classiche polemiche da bar dello sport: , che fanno ridere soitamente, ma danno fastidio quando qualcuno, in TV o sui giornali, prova a dargli un tono serioso e di scandalo. Tra l'altro in uno sport, come il calcio, dove certe contraddizioni sono la norma. Antonio Conte, ad esempio, è stato capitano della Juventus, uno dei più accaniti e amati dai tifosi, odiato dalle tifoserie avversarie; da allenatore, poi, ha guidato la stessa squadra bianconera a diversi trionfi e record prima di fare le fortune di Inter e Napoli, i cui tifosi passavano le giornate ad offenderlo; Beppe Marotta, dirigente juventino per anni, è diventato poi presidente dell’Inter.
Giovanni Manna, deus ex machina del mercato del Napoli, tifoso juventino da una vita, è riuscito a plasmare strategie vincenti senza che nessuno si preoccupasse del suo cuore bianconero e del suo tatuaggio dei Drughi bianconeri sul braccio... E così potremmo andare avanti per decine di esempi negli ultimi trent’anni. Il punto è chiaro: nel calcio professionistico, a contare è la competenza, la conoscenza del mestiere, la capacità di costruire e gestire una squadra. Il tatuaggio? Il passato? I proclami di ieri? Sono dettagli, aneddoti coloriti che fanno parlare i giornali e i social, ma che sul campo non pesano. Spalletti arriva per fare l’allenatore, non per mettersi in mostra, e ogni altra polemica appare semplicemente ridicola.
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