Veerman vola a Istanbul, la Juve resta a guardare: quando l’algoritmo dorme
C’è un momento, nel calcio, in cui non servono grandi discorsi né presentazioni altisonanti. Basta saper riconoscere il ritmo. Joey Veerman, 26 anni, centrocampista del PSV Eindhoven, era uno di quei giocatori che non bussano alla porta: entrano in silenzio e mettono ordine. Uno di quelli che non fanno rumore ma tengono il tempo, come il contrabbasso in un trio jazz. E invece, mentre dalla sua Olanda davano quasi per fatto il passaggio alla Juventus, la realtà ha preso un’altra direzione: Turchia, Fenerbahçe, clausola da circa 20 milioni di euro. Poco più di una manciata di spiccioli, se rapportati al valore tecnico.
A Torino, intanto, si riflette. Si pondera. Si consulta l’algoritmo. Che, evidentemente, era distratto. Veerman non è il nome che accende le radio né incendia i social. Non è il colpo da copertina, non è il video da dieci milioni di visualizzazioni. Ma è esattamente il tipo di giocatore che fa funzionare una squadra. Parla la lingua semplice e severa del calcio: passaggio pulito, testa alta, tempi giusti. Può giocare davanti alla difesa, può fare il centrale, può cucire il gioco e, quando serve, strappare. In Eredivisie è tra i migliori per assist, ma i numeri raccontano solo una parte della storia. Il resto sono geometrie, postura, intelligenza.
Alla Juventus, oggi, manca proprio questo: qualcuno che sappia dare un senso alle distanze, che faccia viaggiare il pallone senza frenesia, che restituisca al centrocampo una dignità narrativa prima ancora che tecnica. Dai tempi di Pjanic, uno così non si vede più. E quando uno così passa sotto il naso, a prezzo di saldo, lasciarlo andare non è solo una svista di mercato: è una questione culturale. E a Torino resta la sensazione – spiacevole, insistente – che se si continua a lasciar scappare profili validi come questo, che costano poco rispetto a ciò che danno, allora il problema non è il mercato di gennaio. È il futuro. E quello, una volta perso, non lo recuperi con nessun algoritmo.
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