Dentro il calcio di Gasperini: l’analisi di Spalletti e le soluzioni per batterlo

Dentro il calcio di Gasperini: l’analisi di Spalletti e le soluzioni per batterloTUTTOmercatoWEB.com
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Ieri alle 23:20Primo piano
di Nerino Stravato

Ci sono allenatori che vincono partite e altri che cambiano il modo di interpretare il gioco. Gian Piero Gasperini appartiene senza dubbio alla seconda categoria. Il calcio uomo contro uomo, portato all’estremo, aggressivo, totalizzante, è diventato nel tempo una vera e propria firma, tanto riconoscibile da trasformarsi in un modello replicato ovunque. Oggi molte squadre giocano così, ma qualcuno quel calcio lo ha pensato, costruito e reso sistema prima degli altri.

Spalletti lo riconosce apertamente, quasi con rispetto didattico. Il “Gasp-brand” non è solo pressione alta o intensità: è un’idea strutturata in cui ogni giocatore è responsabile del proprio avversario in qualsiasi zona del campo. Le squadre di Gasperini ti vengono addosso, ti tolgono tempo, ti costringono a giocare sotto stress continuo. I difensori accorciano fino dentro l’area avversaria, i centrocampisti seguono l’uomo anche sugli esterni, gli attaccanti partecipano alla fase difensiva come primi pressatori. È un calcio che vive di duelli, di coraggio, di letture individuali.

​Ma proprio perché è un sistema così radicale, porta con sé anche dei limiti. Ed è qui che entra la parte più interessante dell’analisi di Spalletti, quella che va oltre l’elogio e diventa insegnamento. Contro l’uomo contro uomo non basta pareggiare l’intensità, perché in quel caso si finisce per fare la partita di Gasperini. Il vero punto è riuscire ad andare oltre il duello, a superarlo attraverso la velocità della giocata.

​La chiave sta nel tempo del passaggio e nel movimento senza palla. Quando il pallone viaggia più veloce dell’avversario, quando si gioca a uno o due tocchi, quando si creano sponde rapide e inserimenti coordinati, il sistema uomo contro uomo perde riferimenti. Basta un mezzo secondo di ritardo, un cambio di posizione improvviso, e la marcatura diventa un problema invece che una forza. È in quel momento che si aprono spazi enormi, soprattutto alle spalle di una difesa che accetta di difendere in avanti.

​In questo contesto, il ruolo del regista diventa centrale. Non è una questione di non sbagliare mai, perché l’errore fa parte del rischio, ma di essere rapido nel pensiero prima ancora che nel gesto tecnico. Un centrocampista che rallenta permette al pressing di ricomporsi; uno che gioca veloce costringe l’avversario a scegliere, a uscire, a rompere la linea. Ed è proprio lì che il calcio di Gasperini può essere messo in difficoltà.

​Affrontare una squadra costruita sull’aggressione totale significa anche avere il coraggio di occupare gli spazi che si creano dopo aver saltato la prima pressione. Non basta eludere il duello, bisogna attaccare immediatamente lo spazio liberato, con uomini pronti a muoversi in avanti e con la qualità necessaria per sfruttarlo. Se si riesce in questo, il sistema più asfissiante può improvvisamente diventare vulnerabile.

​La sfida contro la Roma di Gasperini, allora, non è solo una partita, ma un confronto tra due visioni del calcio: da una parte l’uomo contro uomo portato all’estremo, dall’altra la capacità di leggere il gioco, muovere il pallone e accelerare le scelte. Spalletti lo sa bene e lo lascia intendere chiaramente: per battere il calcio di Gasperini non serve rinunciare a giocare, serve giocare meglio, più velocemente e con più personalità. Solo così si può davvero scardinare uno dei sistemi più influenti del calcio moderno.