Contro l’Atalanta una Juventus autunnale

Contro l’Atalanta una Juventus autunnaleTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:01Editoriale
di Roberto De Frede
Datemi il frutto maturo d’autunno, così succoso e rosso nel frutteto. (Walt Whitman)

Dalla tragicommedia veronese, nella quale con la forza di un sibillino regolamento ancora da decriptare la Juventus ha dovuto regalare due punti all’oblio della classifica, al realismo torinese di una Juve autunnale, con colori e melodie della stagione in cui, secondo Søren Kierkegaard, si guarda il cielo, in alto. Speriamo. Di certo non è la Juventus del trio Combi-Rosetta-Caligaris dell’autunno del 1930 quando vinceva per tre reti ad una contro la Pro Vercelli di un giovanissimo Silvio Piola, dando inizio alla leggenda del Quinquennio d’oro dei cinque scudetti consecutivi. Neppure quella del settembre del 1976 vittoriosa per due reti a zero, grazie a Scirea e Boninsegna, contro gli inglesi del Manchester City in una sfida memorabile che principiò la cavalcata trionfale in Coppa Uefa. Una Juve autunnale, a parte il fortunoso pareggio del subentrante Cabal, contro i bergamaschi non spettacolari come nelle passate stagioni. La scossa sperata dopo il pareggio nella terra di Giulietta Capuleti non è arrivata, e si cominciano pericolosamente a perdere punti per strada.

È prevalsa in parte ieri sera l’essenza della stagione cantata dai poeti, molto meno quella etimologica. Autunno è da ricollegarsi al verbo latino augere (aumentare, arricchire), il cui participio passato auctus + la desinenza -mnus danno origine al latino autumnus. Andando ancor di più alle origini, rintracciamo la radice sanscrita av- o au- che esprime proprio l'idea del saziarsi, del godere. Ecco che, contrariamente a quanto si possa immaginare, la parola autunno non significa la stagione che prepara al tramonto, al declino dell'inverno, bensì, al contrario, la stagione ricca di frutti che la natura ed il lavoro dell'uomo hanno preparato. Ebbene il risultato di ieri sera contro l’Atalanta ha lasciato l’amaro in bocca, e non si può sperare in ogni partita che arrivi il gol dell’ultimo secondo. Un pareggio malinconico che deve far tanto riflettere, come quel primo tempo fatto di continue sconsolate cadute d’autunno.

Molti guardano l’autunno con grande malinconia, ahimè spesso chi pensa così l’autunno lo porta dentro di sé, dando la colpa alle incolpevoli foglie che cadono: basterebbe leggere Pessoa e la sua poesia Quel che mi duole non è… per comprendere e cercare di guardare oltre. Una stagione spesso descritta tristemente da poeti e musicisti, senza mai però tralasciare quel colore luminoso d’ottimismo. Ed è quello che ci rimane guardando una Juventus ancora molto poco definita e tanto confusa.

La poesia All’autunno di John Keats scritta il 19 settembre 1819 celebra la stagione delle foglie morte come fosse un quadro impressionistico ante litteram. Dai suoi versi emerge un senso di decadenza imminente, ma allo stesso tempo anche una ricca abbondanza di vita che non sminuisce la bellezza dell’autunno, anzi suggerisce che essa risplende ancora di più nei momenti che precedono la sua apparente imminente fine. In un certo senso, quindi, la morte seppur “stagionale” fa parte della bellezza dell’autunno tanto quanto la vita. Non c’è nulla di confuso o complesso nell’inno del poeta britannico alla stagione autunnale, con i suoi frutti, i suoi fiori e il canto delle rondini che si radunano per prepararsi alla migrazione. Il poeta ci offre un messaggio forte, ovvero attraverso la poesia afferma che la bellezza non morirà mai, nonostante il freddo imminente dell’inverno. L’osservazione della bellezza che circonda il poeta, anche in quel mese di settembre del 1819, è tangibile, se ci pensiamo si ripete anche nei nostri giorni, donandoci tutta la sua magnificenza.

Passano gli uomini, i calciatori, lo abbiamo sempre detto, ma la Juventus è lì da sempre e per sempre nel nostro immaginario indelebile, bella e vincente. Lo sarà anche in questo autunno 2025?

C’è positività in Keats: per lui la bellezza è l’assoluto di ogni cosa e se si legge la poesia ogni verso sembra la visione di un dipinto in cui ogni particolare emana la sua forza, la sua potenza. Il poeta inglese esorta l’autunno personificato a non pensare alle “canzoni della primavera”, ma piuttosto ad apprezzare che “anche tu hai la tua musica”. Non è tanto il declino dell’autunno quello che John Keats vuole cogliere con questo inno, né tantomeno l’infinito ciclo di morte, quanto piuttosto la rinascita della vita e della natura.

Ebbene, se c’è positività in Keats, non possiamo non averla anche noi. Non dobbiamo già pensare che i nostri calciatori dopo un pareggio casalingo stiano – d’ungarettiana memoria - come d’autunno sugli alberi le foglie!

Stamattina d’autunno, ultima domenica di settembre, ascolto alla radio September morning still can make me feel that way, ricordando e rivivendo le vittorie autunnali, quelle d’un tempo, quando i frutti, i colori e le musiche erano più forti e vincenti della malinconia, prodromici a coppe e scudetti futuri.

Roberto De Frede