Champions: Juve senz’anima in una gara che non si può sbagliare
Il pareggio di Firenze, l’ennesimo, gravato da una prestazione scarsa, floscia, sconcertante. In queste condizioni si presenta la Juventus in Champions in un match quasi da dentro o fuori, senza appello, in Norvegia. Bianconeri amorfi, senza un’anima vera, senza scosse o barlumi di tecnica e fantasia; triste dirlo ma della Juve del recentissimo passato vincente, rimangono solo il nome e la maglia. Di tutto il resto non vi è traccia alcuna. E la partita di questa sera rappresenta già uno snodo reale di questa travagliatissima stagione che continua a non decollare, regalando vane speranze e amarezze assortite a tutti i tifosi della Goeba. Mister Spalletti continua a ripetere un mantra tanto veritiero quanto fastidioso da ascoltare: serve alzare il livello per essere la Juve. Parole, pungoli, esortazioni, che l’allenatore toscano spende cercando di toccare le giuste corde, suscitando reazioni d’orgoglio e consapevolezza nel gruppo, ma i risultati sono mestamente quelli che seguitiamo ad osservare da tempo, troppo tempo. Una squadra incapace di cambiare marcia, di dominare i match contro avversari più deboli e malmessi, una Juventus preoccupante che fatica a mettere in pratica le cose che servirebbero per far svoltare tutto l’ambiente. Al Franchi si è tristemente rivista l’ennesima prova scialba di una Juve che, nonostante il cambio di guida tecnica, non sa modificare lo spartito: sempre il solito copione trito e ritrito che olezza di deprimente, per chi ha nel cuore le sorti della Vecchia Signora. Eppure per qualche Solone bastava cambiare allenatore e tutto magicamente si sarebbe tramutato in oro zecchino, e invece no. La qualità è quella, la squadra è quella, nonostante 4 allenatori nell’arco di un anno e mezzo non si osservano sterzate decisive, cambi di rotta repentini e crescite innalzanti, che possano far pensare a qualcosa di positivo. Una situazione tanto assurda quanto grottesca, per un gruppo costruito male che continua ad evidenziare i gravi errori di mercato operati dalle varie dirigenze che si sono susseguite nell’ultimo triennio: ben tre.
Una situazione non da Juve, dalla quale non sarà facile uscirne, anzi. Una concatenazione di fattori che continuano a produrre risultati, prestazioni, atteggiamenti, che hanno molto poco a che fare con ciò che Madama ha rappresentato e dovrebbe rappresentare. Nessuno mette in dubbio l’impegno dei calciatori, ma la lucina in fondo al tunnel, invece di avvicinarsi, sembra allontanarsi sempre più. La Vecchia Signora non trova il bandolo della matassa, non vince una gara dal 1’ novembre, quando l’esordio di Spalletti in panca portò la prima vittoria battendo la Cremonese in trasferta, poi tre pareggi, due in campionato e uno in Coppa, con prestazioni mai convincenti, prive di effervescenza, forza e velocità esecutiva, creando poco e segnando ancora meno. Tutto estremamente allarmante, e snervante. Il Mister di Certaldo sta cercando soluzioni per fornire qualche certezza in più ad una squadra esangue e pallida, ma i suoi sforzi non sembrano trovare terreno fertile, almeno per ora. La Juve continua a non germogliare, prigioniera in un bozzolo di mediocrità che non garantisce nulla, e anche quando la squadra si trova in vantaggio, come a Firenze, fatica a reggere l’urto avversario dell’ultima in classifica, mostrando difficoltà immense ad imporsi nelle varie zone del campo, figuriamoci a dominare la partita. Va detto che anche una scelta del Mister non ha convinto sabato: visto l’ingresso buono di Conceicao, l’unico che ha saputo dare un minimo di imprevedibilità alla manovra, non si è capito perché sia stato così tardivo l’innesto dell’esterno portoghese. Ma questo è solo un dettaglio in un mare magnum di problematiche, ciò che colpisce negativamente è l’encefalogramma piatto di una Juventus che, nelle dichiarazioni pubbliche, dovrebbe spaccare il mondo, invece in campo riesce a malapena a creare un paio di occasioni, senza centrare il bersaglio.
Una Vecchia Signora pasticciona, slegata, contratta e distratta, capace di regalare occasioni agli avversari e palloni sanguinosi, come nell’occasione letale del tiro di Mandragora, una compagine che non mostra mai progressi, sia a livello di tenuta mentale ne nella capacità di reazione alle avversità. Continuando a perdere terreno in classifica e trovandosi al cospetto di una sfida europea, come quella di stasera, che dirà tanto sull’imminente prosieguo in Europa. Una partita contro il Bodo Glimt, che si giocherà in condizioni ambientali proibitive, con un morale pesantemente minato da prove mai solide, e con un diktat chiaro e assoluto: vincere per non essere già, praticamente, fuori dalla Champions. All'Aspmyra Stadion, piccolo impianto per soli 8270 posti, la Juve si troverà di fronte un manipolo tosto di ragazzi nordici che sanno come far soffrire gli avversari, ne sa qualcosa il Tottenham che a fine settembre venne bloccato sul 2-2 proprio su quei lidi, e per andare indietro in tempi recenti, Roma, due volte, e Lazio, hanno subito pesanti e sonore sconfitte. Oltre alle temperature proibitive, questa sera si dovrebbe giocare con circa 5 gradi sottozero, l’ulteriore insidia arriva dal manto sintetico che non è esattamente ciò a cui ogni giocatore in Champions aspira. Insomma, in una gara da portare a casa a tutti i costi, la Juve dovrà affrontare non solo il proprio momento tutt’altro che raggiante, ma anche i tranelli disseminati sul prato sintetico, al cospetto di una squadra di casa che corre, ha ritmo, e sa come mettere in difficoltà chi si trova davanti. E che ha dalla sua l’abitudine a giocare su quella superficie gelata e con relative condizioni climatiche. Luciano Spalletti ha sottolineato al termine della partita di Firenze che il livello mostrato dalla Juve è troppo basso, servono qualità, rapidità e tecnicismi che questa squadra non pare avere in memoria, fattore ulteriormente preoccupante, perché il lignaggio attuale di Madama, oltre ad essere poca cosa, non appare sufficiente per ottenere i risultati sperati. Serve una Juventus diversa, perchè partite come quelle di Firenze e del derby della Mole i bianconeri non possono permettersi di replicarle: una situazione che, ci si augura, possa svoltare subito, sin da stasera a Bodo. Per tornare competitiva Madama, ha l’obbligo di un cambio immediato di mentalità e di un’attenzione ai massimi apici, solo così si possono migliorare prestazioni deludenti, mettendosi in saccoccia i risultati sperati. Anima, cuore, gambe, volontà, sacrificio e abnegazione, migliorie nella manovra e qualche gol in più, la Juventus è chiamata sin da stasera a mostrare qualcosa di più e di convincente. E alle latitudini vicine al circolo polare artico serviranno tante doti morali e alcune giocate tecnicamente valide per uscire vincitori da una sfida tanto importante, quanto colma di trappole e pericoli nascosti, mimetizzati tra la neve e il gelo. Juve: vietato fallire l’appuntamento con la vittoria in terra di Norvegia, altrimenti saranno guai serissimi.
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