Spalletti e il cambio di modulo: a Firenze per la svolta
Una pausa per le nazionali che ha recato solo l’ennesima umiliazione in casa azzurra. La Juve riparte da Firenze dopo un derby della Mole avvilente e decisamente inappagante, e servirà davvero sterzare bruscamente in pochi giorni, sospesi tra il capoluogo toscano e l’impegno, tra una settimana, contro il Bodo Glimt in Champions. Due match fondamentali, due tappe che possono già disegnare un pezzo di futuro in casa di Madama, perché la Juventus di fine novembre si trova ormai a dover inseguire sia in campionato che in Champions League. Mister Spalletti dovrà operare al meglio, secondo i propri dettami tattici, per cercare di risistemare una squadra che fatica terribilmente nell’espressione calcistica pulita, tecnica e di personalità. La pausa è servita all’allenatore toscano per convincersi che serve una svolta tattica per cercare di riportare sui giusti binari la sua Juve. Difesa a 4, come è da sempre nei pensieri di Luciano Spalletti, per rilanciarsi nella mischia delle alte vette della classifica, e per tentare di dare una giusta connotazione alla Vecchia Signora in coppa: il cambiamento di direzione decisivo da apportare alla stagione di una Juve poco incisiva, insicura, spesso balbettante. E allora si riparte proprio dalla linea difensiva da ridisegnare con 4 uomini in linea, con lo stesso Mister che, a parte Cambiaso, convocato con l’Italia, ha potuto allenare e indottrinare tutti gli uomini di reparto rimasti alla Continassa. Nonostante le persistenti assenze di Bremer e Cabal, gli altri difensori sono tutti a disposizione e sono pronti all’adattamento strategico voluto dal nuovo conducator bianconero. Si può presumere che Kalulu a destra e Cambiaso a sinistra svolgeranno il ruolo da terzini, mentre al centro dovrebbero esserci Gatti e il rientrante Kelly, ristabilitosi dall’infortunio muscolare patito qualche settimana fa. Insomma, nonostante il reparto non sia al completo, ci sono i numeri e gli uomini affinchè questa rivoluzione possa essere varata immediatamente.
Con il recupero del mancino inglese, Koopmeiners, che si è disimpegnato benissimo da terzo difensore aggiunto sulla corsia mancina, farà ritorno al suo reparto d’appartenenza, e agirà in un centrocampo a tre, presumibilmente con Locatelli e Thuram, con McKennie, Miretti e Adzic, pronti a dare il loro contributo. A proposito di Miretti, Fabio gode di stima e considerazione da parte del Mister che ne apprezza qualità, modernismo e duttilità, e il ragazzo nativo di Pinerolo potrebbe fruire di parecchie chance, ovviamente da giocarsi al meglio durante l’imminente futuro. Miretti è una mezz’ala da box to box, cosa che ha già mostrato con buoni risultati in passato, e proprio agli ordini di Spalletti potrebbe venir avviata una metamorfosi rilevante. Miretti può giocare in un centrocampo a tre o anche in un ipotetico 4-2-3-1, come incursore-suggeritore dietro la punta, magari liberando da alcuni compiti un Yildiz, che ha necessità di ritrovare smalto, agilità e determinazione. Spalletti potrebbe anche pensare di impiegarlo, durante la stagione, nel ruolo di regista, e proprio con quelle mansioni, il ragazzo piemontese ha fatto il suo esordio stagionale contro lo Sporting di Lisbona, in uno sprazzo di partita. Insomma, Miretti ha incassato la fiducia del nuovo allenatore, ora starà a lui dimostrare di meritarsi un posto in questa Juve che si appresta a mutare pelle, tatticamente parlando. In attesa di capire se lo schieramento verrà ritoccato con un 4-3-3, un 4-2-3-1 o un albero di natale (4-3-2-1), la vera sfida che attende il Mister sarà quella di provare a ridestare e mentalizzare un gruppo che necessita di trovare la giusta scintilla per tornare a performare a livelli superiori. A questa Juve serve consapevolezza nei propri mezzi e cruda conoscenza delle lacune presenti, solo con questi due concetti ben stampigliati nella testa, la squadra potrà ovviare ad alcune situazioni negative, entusiasmandosi, si spera, in altre. L’attuale Juventus è una compagine buona, magari ottima, quando tutti gli uomini portanti si scoprono in giornata di vena, ma il gruppo mostra palesi difetti di personalità, leadership e qualità tecnica, visibili ad occhio nudo. Gli accorgimenti che Spalletti intende apportare vanno proprio in quella direzione, esaltare certe qualità conclamate, tentando di nascondere, celare e magari attutire quelle carenze che, da troppi anni, attanagliano le maglie bianconere. Una squadra che, a rigor di logica, potrà essere migliorata, definitivamente, solo nella prossima estate con un mercato mirato e improntato su calciatori di qualità e spessore da campioni.
Perché alla Juve di oggi mancano i campioni, quelli veri, le figure che in passato hanno saputo costruire cicli vincenti, fortemente appaganti per tutti i tifosi zebrati. Il cambio di modulo servirà a migliore questa Juve? Si, servirà, ma da sola questa mossa non potrà bastare per trasformare la ghiaia in diamanti a tanti carati: toccherà alle singole pedine interpretare, al meglio, i dettami che un coach intelligente e sapientemente esperto come Spalletti inoculerà alla squadra. Quando si sente parlare di un termine abusato calcisticamente come disponibilità dei giocatori alla causa del gruppo, si intende proprio questo: mettersi a disposizione dell’allenatore, seguirne le indicazioni, capirne le intenzioni, mettendoci sacrificio, passione e volontà di sposare un nuovo progetto, una nuova identità. Poi c’è il problema dell’attacco, reparto sterile, improduttivo, arido, sia in fase di creazione di chance da gol, sia nella rifinitura che nella pura realizzazione di reti, per una verità tanto chiara quanto reale: se non si segna non si vincono le partite. Spalletti ha una bella gatta da pelare, perché Vlahovic, reduce da un sovraccarico muscolare con la sua nazionale, non appare certo in piena forma per l’impegno con la Viola, al Franchi. Si gioca sabato e martedì la Juve sarà attesa in Norvegia, in una gara trabocchetto, da vincere assolutamente. Openda e David, che in questo momento appartengono al file etichettato come oggetti misteriosi, dovranno risvegliarsi in fretta, e starà proprio al Mister tentare l’impresa; due giocatori che hanno dimostrato il loro valore su altre piazze ma che con la casacca di Madama non si sono mai dimostrati produttivi, affamati, precisi e furibondi sottoporta.
E' cominciata una settimana lunga, impegnativa, e con mille pensieri che frullano nella testa del Mister di Certaldo, l’unico concetto inoppugnabile per Spalletti è cercare la giusta via per scuotere una squadra che necessita di svoltare, in fretta, subito, sin da Firenze. Dove la Juve sarà attesa dalla solita atmosfera infuocata e sfavorevole. Proprio nell’epoca Allegri, anno 2017, una sconfitta indigeribile contro la Fiorentina al Franchi, partorì la svolta tattica nello schierare quel micidiale 4-2-3-1 che condusse Madama al tricolore e alla finale di Champions di Cardiff. Certo all’epoca c’erano Dybala, Cuadrado, Mandzukic e Higuain davanti, insomma altri tempi, ahinoi lontani. L’auspicio di tutti i tifosi bianconeri è che proprio da Firenze possa ripartire una nuova illuminante variazione tattica, in grado riportare la Juventus a fare la vera Juve, sia in campionato, sia in Europa. Serve svoltare subito, e questo concetto Spalletti lo conosce benissimo.
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