La Juventus efficace di Spalletti, Yildiz, Kalulu e Zhegrova
Bello vedere una Juve in risalita, trasformata dal suo allenatore e con una quadratura finalmente da squadra vera. La prestazione di Pisa non è stata sfolgorante, ma dopo due legni avversari e qualche brivido, è arrivata una vittoria preziosa e tanto tanto importante. Il primo match di quel famoso ciclo di 5 vittorie da portare a casa a tutti i costi si è materializzato, il terzo successo di fila dopo Bologna e Roma. Che la trasferta sotto la torre pendente fosse tutt’altro che semplice già si sapeva, la compagine di Gilardino sa come far soffrire gli avversari con fisicità ed organizzazione difensiva, chiedere all’Inter per informazioni, e a fronte di un dominio territoriale abbastanza sterile da parte di Bremer e compagni, la Juve aveva prodotto poco sottoporta. E’ servito un filtrante, una fiammata, un’intuizione di quelle che si auspicavano da tempo, per rompere gli equilibri e acciuffare i tre punti da mettere in borsa, alla volta di Torino. La Juventus vista nell’ultimo mese appare finalmente un gruppo squadra in crescita, con certezze ed equilibri rinnovati, una Vecchia Signora rivoltata e trasformata dalla cura Spalletti, che funziona sia in termini di performance che di risultati. A Pisa nessuno si è sciolto in deliquio per la bellezza della proposta di gioco, ma Madama finalmente è tornata a vincere una di quelle partite sporche, difficili da domare, dove serve disporre di maggior tecnica e qualità da sbattere in faccia all’avversario. Non tutto il potenziale bianconero è stato gettato sul campo dell’Arena Garibaldi, ma la Vecchia Signora è sempre stata in partita senza mollare di un millimetro, avendo la meglio su una sfida scorbutica, collosa, portando a casa l’intera posta che recita: tre punti d'oro. Vietato fare parallelismi con il recente passato vincente o con le epoche auree di Madama, ma in un campionato lungo, equilibrato e stancante, al cospetto di certi avversari, serve vincere e basta: le disquisizioni stilistiche sulla bellezza di una prestazione o di quello che si poteva fare meglio, hanno un appeal pari alla marmellata sulle tagliatelle. Pleonastico aggiungere che nel nuovo anno che verrà battezzato tra poche ore, sarà obbligatorio mostrare una maggior continuità di risultati e un aumento delle prestazioni da sfoderare sul terreno di gioco, solo in quel modo la Juve potrà svoltare in maniera definitiva e soddisfacente per i propri tifosi. Anche se il ruolino di marcia di Spalletti parla di 8 vittorie, 3 pareggi e una sola sconfitta; niente male insomma, ma servirà accelerare e dimostrare sempre di più, di tre giorni in tre giorni.
Spalletti Il Mister ha cambiato la Juve in due mesi. Il suo arrivo ha trasmigrato orizzonti che sembravano perduti in un’altra stagione deludente, sospesa tra il grigiore e l’insoddisfazione. Con la sua esperienza e la fine psicologia da tecnico navigato, ha saputo entrare nella testa dei giocatori, fornendo chiavi di lettura e continue motivazioni, alzando anche la voce. Sia nel privato dello spogliatoio, sia con bastonate pubbliche rese nelle dichiarazioni post gara, ottenendo reazioni e comportamenti sul prato verde da vera Juve. Saper agire sulla coscienza dei singoli e del gruppo è dote fondamentale di un leader carismatico, e Luciano ci sta riuscendo sino ad ora, non accontentandosi mai, con richieste pressanti, continue ai propri interpreti, spronando tutti ad alzare il livello, di partita in partita. A Pisa è stato cambiato anche il modulo, con un 4231 che potrebbe diventare una veste definitiva nel prossimo futuro, richiamando a rapporto ogni giocatore, chiedendo concretezza e fornendo un’identità certa, necessaria per recitare al meglio il copione preparato in settimana. Un passo alla volta Spalletti si è preso la Juventus, incassando la fiducia e la stima dei ragazzi nello spogliatoio; ora servirà proseguire sulla strada tracciata, magari con un aiuto dal mercato di gennaio. Ma il lavoro del Mister toscano, sino a qui, è di grande valore, in linea con la tradizione della Juve. Intuizioni, letture, rivalutazione della rosa e di singoli calciatori, e soprattutto vittorie rilevanti e prestazioni che devono lievitare in fretta, così Luciano Spalletti è diventato il conducator sulla plancia di comando della Vecchia Signora. Basilare.
Yildiz Il numero 10 turco sta trovando la sua definitiva consacrazione in questa stagione con la sua carta d’identità che reca stampigliato: 20 anni. Kenan è la luce abbagliante di questa Juventus, con il gol, con un assist o con giocate decisive e ubriacanti, lui lascia sempre il segno e determina, concretizza, confonde la vista e fa godere ai massimi livelli i propri tifosi. Un pilastro inamovibile, uno di quei giocatori per cui si paga, gongolando, il biglietto allo stadio, che sa rinfocolare con i suoi dribbling entusiasmo, speranze e certezze. Un ragazzo d’oro che, come ha detto Spalletti, non sa ancora quanto è forte e quanta disperazione può provocare negli avversari. La punta di diamante di una squadra che dovrà fare il salto di qualità ed essere migliorata dalla dirigenza, costruendo intorno al talento di Ratisbona una squadra iper competitiva. Uno di quei giocatori destinati a lasciare un segno indelebile nella leggenda della Juventus. Ogni volta che Yildiz tocca palla succede sempre qualcosa di importante, un talento puro al servizio della squadra e dei compagni, un numero 10 moderno che sa fare bene entrambe le fasi e sa essere letale in ogni gesto tecnico. Fenomenale.
Kalulu Al Milan avevano dei dubbi sulla sua tenuta fisica e lo hanno ceduto a Torino. Pierre, a 25 anni, ha trovato la sua definitiva dimensione e maturità, imponendosi come uno dei leader in campo di questi colori. Stritola gli avversari nel posizionamento, sporca le linee di passaggio, intercetta, imposta, sa essere impietoso in marcatura e poi riparte a mille sulla fascia, proponendosi anche in zona gol. Uno stantuffo instancabile, un continuo punto di riferimento per i compagni, accompagnato da una cifra ingente di alte prestazioni e raggiante continuità, un perno cardine di questa squadra, un giocatore semplicemente insostituibile e dal rendimento stellato. Asse portante.
Zhegrova Il kosovaro è un diamante a mille carati. Edon entra e muta l'inerzia delle partite con i suoi movimenti esplosivi, fulminei, innescato da elettricità, fantasia e giocate da guida Michelin. Ogni suo ingresso in campo significa tecnica sopraffina e imprevedibile velocità d’esecuzione, facendo ammattire le difese che se lo vedono sfrecciare davanti agli occhi. Dove ci sono muri per gli altri, per lui si aprono spiragli e panorami, questa la perfetta definizione coniata per lui da Mister Spalletti, che di talenti se ne intende. La speranza è che Edon possa crescere nella forma, nel minutaggio, godendo di pienissima salute, poi ci sarà veramente da divertirsi. Imprendibile.
Buon Anno Juve, buon 2026, con la speranza che da gennaio possano arrivare tante altre belle soddisfazioni per un gruppo che deve mostrare fame atavica per ambire a traguardi di alto livello. Con il fondato auspicio che anche gli altri interpreti possano crescere in breve tempo, restituendo un contributo importante a tutta la squadra. Per tornare ad essere la vera Juventus, magari vincente, servirà un apporto maiuscolo da parte di tutti, nella seconda parte della stagione.
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