Sette conduzioni gara diverse e la mentalità da trasformare

Sette conduzioni gara diverse e la mentalità da trasformareTUTTOmercatoWEB.com
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martedì 3 ottobre 2023, 18:00La Frecciata
di Franco Leonetti

La partita di Bergamo ha lasciato un gusto amarissimo in bocca a tutti i tifosi juventini: il risultato ci sta, la prestazione no. Una squadra timida, persa in un giro palla sterile, che ha fatto una fatica immane a costruire e ad arrivare nella metà campo avversaria, per tentare di creare qualcosa. Solamente 3 tiri in porta in oltre 90 minuti di gioco, e solo due conclusioni che si possono catalogare tra le occasioni da gol, una nel primo tempo con Fagioli, la seconda con Chiesa nella ripresa. Davvero troppo poco per sperare di vincere, per provare a fare la Juve. In sette gare di campionato, Madama ha collezionato sette approcci e sette conduzioni di gara tutte diverse, con alcune coordinate comuni viste e poi sparite, altre linee guida rivelatesi non positive e scarse di situazioni costruttive. Va bene che esiste l’avversario e che ogni partita è diversa dalla precedente per impostazioni e fattori tattici, ma un team come la Juventus ha necessità di gravitare su alcuni principi comuni da scaricare sul campo, cardini e coordinate di gioco che sono i punti base dell’identità e del canovaccio da percorrere.

Invece sono stati recitati sette copioni diversi, con difficoltà, di volta in volta, a ritrovare alcune matrici che sembravano principi ferrei per affrontare questa nuova stagione: aggressività, pressione alta, gioco ad un tocco e verticalizzazioni. Le Juventus vincenti del passato, a prescindere dalla qualità suprema dei singoli interpreti, fattore fondamentale nel calcio, avevano dei prerequisiti nell’applicazione del gioco, dei punti focali da rispettare, magari poi traditi, con successo, da invenzioni dei singoli o da giocate super. Per questa Juve, visto che non possiede certi campioni che hanno segnato indelebilmente palmares e trionfi, diventa un diktat, di assoluta necessità, sfoggiare tre o quattro perni fissi nel cosiddetto canovaccio su cui affidarsi in ogni momento; quelle certezze che aiutano sempre sul rettangolo di gioco, a maggior ragione nei momenti più critici e complicati di un match. La vittoria contro la Lazio ha mostrato la Juve migliore della stagione, lecito chiedersi cosa sia accaduto da quel pomeriggio allo Stadium e perché non si siano più rivisti quei principi applicati con efficacia, da parte di una squadra che giocherà tutto l’anno solo in campionato, e da gennaio la Coppa Italia.

A Bergamo e a Reggio Emilia, principalmente, sono mancati i capisaldi di una mentalità che era storico e consueto refrain della Juventus: provare a vincere, provare a giocarsela fino al triplice fischio, senza dimostrarsi rinunciatari. Certo, mancavano Vlahovic e Milik, un buon 50% dell’attacco bianconero, ma queste assenze non possono e non debbono costituire un alibi. Ciò che ha più indispettito i tifosi è stato osservare una Juve che non se l’è giocata fino in fondo, con quell’atteggiamento incerto e tentennate che provoca fastidio in chi osserva. Poi chiaro che se non la puoi vincere, e rischi di perderla, puoi anche accontentarti di un pareggio. Ma è il pensiero iniziale ad essere irritante non il risultato finale, salvato grazie ad una parata stellare di Szczesny. Tutto ruota intorno alla mentalità di questa Juve, che in alcune occasioni sembrava sulla via del mutamento radicale, salvo poi ricadere in un certo piattume deprimente, anche solo a vedersi da distante. Deve essere Allegri, allenatore lautamente remunerato, a perfezionare i correttivi importati e immessi, sta a lui renderli attivi, tangibili e visibili durante le gare. La mentalità è fondamentale e può supplire, in certi casi, anche ad un non elevato tasso tecnico della rosa.

Il rock dei Negrita ci viene in soccorso, in una delle loro più celebri canzoni, il frontman Pau così cantava:

E cambio, cambio, cambio di mentalità

E datemi, datemi, datemi un'altra identità

La Juve tutta ha bisogno di portare a termine quel processo di cambiamento di mentalità-identità intravisto a Udine, a Empoli, e contro la Lazio, poi smarritosi sul prato verde di gara in gara. Quella è la strada giusta da percorrere, ma bisogna sbrigarsi perché la classifica non aspetterà i bianconeri e gli avversari men che meno. E sabato scocca l’ora del derby della Mole.