Cercasi disperatamente atteggiamento, mentalità e orgoglio

Una prestazione imbarazzante in quel del ramo del lago di Como. Una squadra senza cuore, anima, orgoglio, senza idee e giocate codificate, una squadra spenta, priva di mentalità e atteggiamento, insomma c’è parecchio per cui preoccuparsi. E domani sera la Juve scende in campo contro i galacticos in Champions, insomma altra apprensione in più, perché a Madrid è vietato sbracare, anche se sarebbe stata partita difficilissima, ugualmente, con una Juventus in piena forma. Invece Madama ha mostrato tanti, troppi, limiti nei confronti di una compagine come quella di Fabregas, che gioca a memoria, in velocità, esercita un pressing furioso da togliere il fiato, standoti sempre addosso, intasando gli spazi e mettendo alla frusta la lucidità decisionale di ogni singolo interprete avversario. Poi c’è da chiedersi perché una squadra come il Como, con un potenziale qualitativo buonissimo, ma non certamente stellare, riesca a giocare così, in velocità e con un’intensità spaventosa, mentre la Juve non si avvicina nemmeno a quegli standard. Ma questa è una domanda pleonastica, perché come sanno anche i bitumi dell’asfalto, purtroppo, la Vecchia Signora non riesce ad esprimere qualità e volumi di gioco, di quel livello, da parecchi anni. Troppi anni. E qui ci si lega alle soluzioni populiste che imperano sui social e nei bar, perché per una buona parte di tifosi l’unica soluzione a tutti i mali, la reale panacea risolutiva, risiede esclusivamente nel cambio dell’allenatore. Giova ricordare che la Juve negli ultimi due anni e mezzo è già passata attraverso tre allenatori con gli stessi risultati altalenanti e negativi, e uno è colui che comanda la classifica attuale della Serie A, con il Milan.
Ma non va nemmeno dimenticato che la Juventus in tre anni e mezzo è passata attraverso tre rivoluzioni copernicane a livello dirigenziale, con un’ingiustizia palese subita come quella della condanna per le plusvalenze: una vera porcata tipicamente italica. Ma sia chiaro, tutti questi fattori or ora elencati, NON possono essere alibi, e non rivestono scusanti a fronte di una partita indecorosa e indegna come quella disputata contro i lariani. Come ci dicono le cifre, in questo momento, il cambio dell’allenatore non può essere la soluzione matematicamente sicura per tornare a fare la Juve, quella vera. E il recentissimo passato ce lo ha detto a chiare lettere. Piuttosto la vera domanda, quella delle cento pistole, da porre a Tudor è una e una sola: perché la Juve di inizio stagione è evaporata dopo solo un mese? La Juve intensa, coraggiosa, quella che non molla mai, quella del fino alla fine che vince contro l’Inter nel recupero e pareggia al ’97 contro il Borussia Dortmund in Champions, dove è finita? Tutto gira intorno a questo concetto, perché conosciamo a menadito la qualità non fantastica di questa rosa, sappiamo di un centrocampo bianconero, ahinoi, non dominante, abbiamo appreso, negli anni, delle enormi difficoltà di questa Juve nel creare occasioni da gol e ancor di più nel realizzare: tutte cose ormai mandate a memoria da tutti i tifosi zebrati. E che si conoscevano anche un mese fa, ma le prestazioni fornite erano assai diverse, tutte all’insegna del cuore, dell’orgoglio e dell’entusiasmo che Tudor sembrava aver instillato in una squadra che stava acquisendo consapevolezza, esaltandosi nella lotta. Oggi invece tutte quelle caratteristiche appaiono volatilizzate, e chiedersi il perché è la domanda più lecita da porsi in questo frangente. I due uomini più decisivi di questo inizio di stagione, Chico e Yildiz, anche loro in ombra a Como, hanno qualità diverse ma ugualmente urticanti per gli avversari, ma nonostante tutto non possono sempre essere loro ad accendere la miccia per far deflagrare la squadra; è lo status bassissimo dell’intera Juve a rendere tutto estremamente preoccupante, in questo momento. Giocatori involuti, Cambiaso, altri che non riescono a rendere e a farsi vedere, David, altri ancora su uno standard da navigazione troppo tranquilla e mai efficace, come l’intera difesa e il centrocampo, insomma la Juventus attualmente sembra una squadra piatta, senza elettricità, incapace di creare, di tenere botta e di mettere in imbarazzo gli avversari.
Una squadra passiva, incapace di operare un cambio di passo: mai un momento di gioco lucido e pensato, mai una scintilla scoccata, mai una parvenza di ritmo, mai una conclusione vincente. A Como è andato in scena il nulla del nulla in maglia bianconera. Giustamente è arrivata una sconfitta pesantissima e molto grave, che ha gettato tutto l’ambiente nel buio più pesto. Anche chi evangelizzava a squarciagola il cambio di modulo come soluzione totale è stato accontentato, domenica la Juve si è messa a 4 in difesa e a 3 a centrocampo, ma i risultati ormai li conosciamo. Ergo, il cambio di abito tattico può certamente aiutare ma non è la risposta definitiva e compiuta a tutti i mali, ciò che realmente occorre, immediatamente, è il recupero dell’orgoglio, della fame, della voglia, tutte affinità che possano fare da contraltare ad una qualità non eccelsa della rosa. Le attitudini morali possono compensare le lacune tecniche, ma se vengono a mancare in primis quelle, beh il percorso si fa davvero accidentato e molto arduo. Mister Tudor dovrà intervenire anche e soprattutto sulla testa e sulla psicologia dei ragazzi, per tentare di risollevare il morale e risolvere i tanti problemi che attanagliano la squadra, sapendo che il suo operato è sotto stretta osservazione, e ci mancherebbe non fosse così. E proprio dal tecnico croato devono arrivare input che possano far resuscitare una squadra piatta, senza vitalità, che ha smarrito per strada fierezza, mentalità, atteggiamento e fame di vincere. Il tempo stringe e Tudor sa bene che è arrivato il momento di osare con coraggio, compiendo anche scelte dolorose: non esiste via alternativa per raddrizzare la situazione. La Juventus di un mese fa era una squadra che faceva ben sperare per le doti morali spiccate, immesse sul rettangolo di gioco, quelle peculiarità che mai come in questo momento sono urgentemente necessarie per tentare di riemergere dalle sabbie mobili di prestazioni imbarazzanti e poco dignitose, non all’altezza della maglia. Al di là della qualità dei singoli e del tasso sostanziale della squadra, che ben conosciamo, la Juventus deve ripartire dalle matrici caratteriali che hanno come basamento il cuore, l’orgoglio, l’atteggiamento e la voglia di battersi, altrimenti il rischio di un tunnel oscuro che inghiotta ogni cosa, appare tangibile. Un malaugurato caso che si auspica non intervenga, altrimenti saranno, realmente, guai molto seri.

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