Una Juve fatta ad immagine e somiglianza di Mister Tudor

Una Juve, tenace, battagliera, combattente, pugnace, che non molla mai. Plasmata e voluta così dal condottiero che siede in panchina, uno di quegli uomini Juve che sa profondamente cosa significhi essere la Juventus. Ma guai a pensare che Igor Tudor incarni solo e solamente lo spirito e il Dna rinfrescato dei colori bianconeri, sarebbe riduttivo pensare all’allenatore di Spalato solo ed esclusivamente sotto questa guisa. Il Mister croato ha saputo trasmettere i valori gloriosi allo spogliatoio ma allo stesso tempo ha veicolato i suoi dettami tecnico tattici ad un gruppo che aveva assoluta necessità di crescere sotto ogni punto di analisi: un coacervo giovane, affamato, che negli occhi ha la voglia di affermarsi e la luce giusta per ambire all’empireo. E per fare ciò serve vincere, non esistono altre ricette, o peggio scorciatoie, per conseguire risultati bisogna saper gestire mentalmente i giocatori, sfruttando appieno il potenziale tecnico della rosa, per alzare trofei al firmamento serve essere speciali. Tudor il sergente di ferro, Tudor che crede nel lavoro duro e forsennato, Tudor che ha agito anzitutto sulla testa dei giocatori, spingendoli a dare più del massimo, Tudor motivatore assoluto, allenatore che ha saputo distillare saggezza, catturare attenzione e attirare a se la stima da tutto il gruppo. Dicesi credibilità totale, e un allenatore se non ha credibilità all’interno del sancta sanctorum dello spogliatoio, è un uomo finito. E in ambiente juventino nessuno ha dimenticato cosa accadde alcuni mesi orsono con il predecessore di Mister Igor.
Poi, sia chiaro, anche dopo l’esaltante, fantastica ed inebriante vittoria contro l’Inter, arrivata sul filo di lana, nessuno nasconde che Madama abbia ancora tanta strada da fare e debba migliorare sotto ogni profilo, ma quel tipo di successi possono gasare a mille tutto l’ambiente, instillando autostima ed energie positive da spendere sul rettangolo di gioco. E la riprova la si avrà tra pochissime ore, sbarca la Champions nella stagione della Vecchia Signora e bisogna farsi trovare pronti, prontissimi, e carichi il giusto. Le parole di Locatelli nella conferenza stampa di ieri stanno proprio a significare questo, il capitano juventino lo ha ammesso apertamente: “Arriviamo molto carichi, la partita di sabato ci ha lasciato molto entusiasmo. Stiamo bene, siamo fiduciosi e adesso giochiamo nella competizione più bella che c’è”. Un’ammissione fisiologica, perché questo tipo di vittorie, moltiplicano forze, energie, considerazione nei propri mezzi e diventano benzina che incendia il motore del gruppo squadra, perché il calcio è semplicissimo nella sua immensa difficoltà. Non c’è necessità di astrusi calcoli matematici, servono le motivazioni, l’entusiasmo, accoppiati all’estro calcistico e alla disciplina tattica. Equilibri, compattezza, sacrificio, il gruppo si modella su questi fattori inscalfibili, poi viene l’attaccamento alla maglia e i valori ultracentenari in possesso di questa entità chiamata Juventus. Contro il Borussia Dortmund, tra pochissimo, servirà la tangibile riprova che questa squadra si è lasciata alle spalle tremori, paure e confusioni varie, create e alimentate da una gestione scriteriata nella scorsa stagione; la Champions fornisce l’occasione giusta per affermare ancor di più la propria crescita, mista ad una volontà ferrea da sciorinare anche in Europa. Una solidità dietro da rinforzare, perché volenti o nolenti con l’Inter si è vinto ma sono stati subiti tre gol, ma proprio la gara di sabato allo Stadium ha mostrato, una volta di più, una Goeba che possiede indubbi attributi: una squadra generosa che non ci sta a perdere, che sa immettere uno spirito voglioso di recuperare e fare bene, in poche parole lo spirito indomito di Tudor. Gli allenatori sono importanti sempre, a maggior ragione lo sono ancor di più quando ci sono basi da creare e maturazioni da effettuare rapidamente per tornare ad essere competitivi, Tudor sembra proprio l’uomo giusto al posto giusto, per ridare alla Juve quelle caratteristiche tipiche della tradizione fatta di strisce bianconere. Un allenatore moderno, con le sue concezioni trasmesse ai ragazzi in maniera esplicita e diretta senza fumosi giri di parole, che predilige un gioco d’attacco in verticale, ma sa adattarsi ai momenti dei match, difendendosi e provando a ripartire in velocità, che tiene fortemente in conto ogni singola risorsa umana in squadra per cercare di sfruttarla al meglio nel momento ritenuto opportuno: l’ingresso e il gol vittoria di un Adzic in versione boombastica, sono la riprova effettiva.
Un Tudor che per sua stessa ammissione pubblica, non è mai contento anche quando la sua squadra prende i tre punti, un uomo meticoloso, che cura tutti i dettagli, e pretende dai suoi ragazzi sempre di più, per aspirare a fare ogni volta meglio. Un atteggiamento da Juve, per far crescere una Juventus che sappia tornare ai fasti di un tempo. Nella sua prima conferenza stampa della stagione, quella pre Parma per intenderci, il Mister non si è nascosto, anzi ha rincarato la dose, esponendo dati inoppugnabili:” La Juve negli ultimi cinque anni non è arrivata ne prima ne seconda in campionato, e per la storia del club questi risultati non vanno bene”. Una verità sacrosanta, un pungolo per tutti i ragazzi in rosa e per ogni componente facente parte della società, ergo, se si vuole tornare a fare la Juve vera, bisogna pedalare, faticare, sacrificarsi, perché il popolo juventino non vede l’ora di tornare a nutrire il proprio orgoglio con prestazioni scintillanti e soprattutto desidera ardentemente tornare a gioire per risultati importanti. Il Tudor pensiero sbarca in Champions, e contro il Borussia serve subito una riprova vera, mostrando tutti i progressi di una Madama che deve saper brillare nelle individualità e nello spirito collettivo proprio come da volere del Mister. Tudor sa benissimo che per osservare la vera Juve in campo, tutte queste componenti vanno abilmente mixate ed esaltate da un lavoro indefesso e certosino. Le scelte da operare in ogni gara non sono banali, ma è proprio compito dell’allenatore fornire quel quid in più, tenendo sulla corda ogni singola pedina e facendola sentire importante per il progetto, recuperando mentalmente qualcuno, dando certezze ad altri e lanciando giovani con tanto talento, magari ancora acerbo o inespresso. Igor Tudor si prepara al debutto Champions con la sua Juve, e vuole tutti i suoi giocatori sul pezzo, concentrati ed affamati, perché contro il Borussia sarà un’altra battaglia calcistica di livello. Questo il diktat del tecnico bianconero, per approcciare al meglio l’Europa più importante, fornendo continuità, crescita e brillantezza all’ottimo lavoro svolto sino a qui. La Juve torna in Champions con più certezze, spirito aggressivo e maggiore consapevolezza nei propri mezzi, ma tutte queste peculiarità andranno mostrate stasera sul rettangolo di gioco, unico vero giudice insindacabile che non ammette repliche.

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