Una Juve rinforzata dal mercato con Comolli gran cerimoniere

Il gong finale del mercato arriva sempre come una mannaia inesorabile che si abbatte con un rumore roboante. Il termine stabilito da tempo e ben noto a tutti i club, segna una sorta di momento di netto distacco, serrando i boccaporti della fiera dei sogni e spingendo i tifosi a fare bilanci. L’impressione ricavata sin dai primi vagiti della campagna trasferimenti si è confermata: in casa Juventus ma un po’ per tutti i club tricolori, questo sarebbe stato un mercato complicato e difficile. E così è stato nei fatti concreti. A maggior ragione per la nuova dirigenza insediatasi alla Continassa ad inizio giugno, e quindi palesemente in ritardo rispetto ai competitor che avevano già potuto intavolare trattative e portarsi avanti con sondaggi ed eventuali acquisti. L’ennesima rivoluzione a livello dirigenziale in casa di Madama, Giuntoli sradicato e allontanato in pochi giorni, un nuovo direttore generale plenipotenziario come il transalpino Damien Comolli, un uomo dall’anima bianconera come Giorgione Chiellini e soprattutto l’assenza di un direttore sportivo, ruolo assunto dal nuovo uomo in plancia di comando, voluto dalla proprietà. Un inizio in salita, tutt’altro che semplice, con tantissime situazioni da sistemare, tra dismissioni ed entrate, per cercare di potenziare una rosa già buona ma che aveva necessità di ritocchi di qualità, il tutto problematizzato dalla spada di Damocle dei bilanci che ormai pende sulla testa della Juventus, da diverso tempo. Quindi impossibile pensare ad un mercato faraonico come tutti i tifosi avrebbero voluto, sin da subito si è recepito che contrattazioni, progetti e intese avrebbero dovuto collimare al millesimo con gli aspetti bilancistici, ulteriormente gravati dai paletti del fair play finanziario. Comolli nella sua presentazione alla stampa aveva fornito scarne indicazioni, tanta voglia di mettersi subito al lavoro con la squadra che volava in America per disputare il Mondiale per Club.
Tanti contesti intricati da risolvere, equivoci da chiarire e una rosa da approntare, in sinergia con il Tudor pensiero, per confezionare una squadra credibile e rinforzata da consegnare al Mister. Un inizio in salita contornato da una fiducia a tempo da parte della tifoseria, dubbiosa e preoccupata dall’ennesimo mutamento dirigenziale che provocava disorientamento e perplessità. Poi un po’ alla volta il disegno della nuova dirigenza della Vecchia Signora si è stagliato timidamente dalle nebbie cariche di scetticismo e ha cominciato a prendere forma, senza mai lasciare il campo ad accelerazioni brucianti o dichiarazioni fragorose, l’unica certezza per Comolli e Chiellini, come da dichiarazioni pubbliche, era la validità già esistente di uno scheletrato di squadra che andava arricchito ma allo stesso tempo parecchio sfoltito. 8 uscite e 5 entrate, questo il bilancio finale che conta realmente per il mercato di casa Juventus, con sacrifici fatti, giovani lasciati partire e arrivi con il contagocce, salvo l’imprescindibile, esaltante, fiammata finale per ovviare all’inconveniente di Kolo Muani, sempre in procinto di tornare a Torino e poi sfumato a causa della testardaggine e dell’assoluta protervia da parte dei dirigenti parigini. Comolli ha lavorato con dei chiari obiettivi in testa da raggiungere ma la novità piacevolissima per tutti i fan zebrati è stato il suo atteggiamento sul mercato, che ha rinverdito qualche ricordo del passato e la tradizione di prodigiosi architetti in casa bianconera: intuizioni, idee chiare e soprattutto saper tenere il punto in mano, senza cedere alle pressioni di altri club, gestendo gli affari secondo le proprie convinzioni e mantenendo ferrei convincimenti da tramutare in contratti controfirmati, soprattutto per quanto concerne le cessioni. Un ottimo dirigente deve sicuramente saper acquistare ma deve soprattutto saper vendere bene e alle proprie condizioni, fattore parecchio latitante nelle ultime sessioni di mercato di casa Juve. Un altro fattore che spicca è l’assenza di affari fatti con e sul mercato italiano, tutte le operazioni portate a compimento sono state ultimate sul mercato estero, insomma la Juve non ha foraggiato il calcio italiano ma ha veicolato i propri denari al di fuori dello stivale. Strategia? Opportunità? Probabilmente un mix di entrambe le cose, sta di fatto che tutto ciò si è verificato, con un Comolli che anche in situazioni di difficoltà e imprevisti, che sul mercato sono pane quotidiano, non si è mai fatto prendere nel sacco, dimostrandosi abile a districarsi tra i meandri e non facendosi mai prendere in scacco. Lucidissima la sua analisi a luglio con la bollente situazione legata a Vlahovic: “Se arriveranno offerte congrue per Dusan le prenderemo in considerazione altrimenti rimarrà alla Juve”. E così è stato, senza mollare di un millimetro, senza mai abbassare la testa a imposizioni, pressioni o trappole che fiorivano, come di consueto, nella torrida estate della campagna trasferimenti.
Un dirigente che è parso abile, astuto e determinato, dotato di quell’equilibrio necessario per saper comprare bene e vendere ancora meglio, il tutto portato a compimento con innegabili doti di lucidità invidiabile e una chiara progettualità in testa. In ogni trattativa Comolli ha saputo comprare e vendere alle proprie condizioni, poi ovviamente non tutte le situazioni problematiche sono state sanate, ma dover limitare il proprio raggio d’azione per la ghigliottina dei bilanci era imprescindibile. Certo, un centrocampista di grande gamba, fisicità e visione di gioco sarebbe stato assai gradito da tutta la tifoseria, un terzino destro altrettanto, ma la dirigenza Juventus, conti alla mano, è riuscita a rinforzare la squadra e renderla più competitiva, almeno sulla carta. Si è scelto di cambiare marcia puntando sul rafforzamento della fase offensiva, da anni ritenuta l’effettivo tallone d’Achille, portando giocatori di qualità e in grado di saltare l’uomo, creando situazioni pericolose per le difese avversarie. Alla Juventus sono giunti interpreti veloci, tecnici, di gamba e fantasia, che possono spaccare le partite, insomma Zhegrova e Openda sono ulteriori soluzioni per Mister Tudor, che dovrà essere bravo ad irrobustire una fase avanzata poco prolifica nelle ultime stagioni. E prima ancora era arrivato David, centravanti canadese come free agent, il portoghese Joao Mario velocissimo in progressione, e la conferma definitiva del folletto di fascia Chico Conceicao.
Soluzioni che soddisfano e che andranno trasposte prestissimo sul campo con un reparto d’attacco di prim’ordine e di impatto nucleare, almeno su carta. Con un Yildiz che vuole a tutti i costi consacrarsi come top in questa stagione e il suo inizio stagione lo sta a dimostrare. Capitolo cessioni, sono partiti giovani come Mbangula, Alberto Costa, Savona, pesi onerosi come Arthur e Tiago Djalò, giocatori che faticavano a trovare la propria dimensione come Weah e pedine che non avevano convinto per nulla, pur essendo stati, solo un anno,fa tra gli arrivi più onerosi come Douglas Luiz e Nico Gonzalez. Per quest’ultimo poi la situazione era particolarmente pesante e complicata, perché solo con la sua partenza Comolli avrebbe potuto puntare le sue fiches su Zhegrova, individuato come elemento basilare per la nuova Juve. Comolli è riuscito nell’impresa di cedere il nazionale argentino all’Atletico Madrid dopo una stagione brutta, inefficace, e minata da alcuni infortuni, ad una cifra molto importante, realizzando un’operazione di ottima portata. Qualcuno obietterà che la formula dei prestiti con obbligo di riscatto sono tutti legati all’avverarsi di certe condizioni durante la stagione, beh non esiste alcuna sorpresa o lapalissiana scoperta dell’acqua calda: il mercato odierno funziona così. Con il mercato chiuso definitivamente la palla passa a Tudor, starà al Mister disegnare una Juventus pungente sul campo, l’estate ha portato soluzioni diverse e di grande prospettiva, con Comolli che in plancia di comando osserva le risultanze degli sforzi fatti sul mercato. Le premesse ci sono, ora va tutto tradotto sul prato verde, con una Juve che, anche grazie ai nuovi arrivi, ha tutte le possibilità di tornare ad essere competitiva su ogni fronte.

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