In attesa di cambiamenti, tattici e sul mercato, la squadra è questa!
Un derby desolante, parecchio deludente. Una Juve consueta, solita, che ormai abbiamo imparato a conoscere molto bene negli ultimi anni: una squadra priva di fantasia, cambio di passo e scintille, che fa fatica a costruire palle gol e a tramutarle in reti, un gruppo con risicata velocità e scarsa rapidità d’esecuzione, poca personalità e ancor meno leadership. Sono passati 3 allenatori nell’arco di due anni e mezzo, è arrivato Spalletti da pochi giorni, ma il trend fatica ad essere repentinamente invertito. Va detto che il Mister di Certaldo è giunto da pochissimi giorni e gli va data ampia possibilità di lavorare, lui con la sua esperienza può cambiare alcune cose a livello tattico, e la posizione di Koopmeiners con relativo buon rendimento del tulipano, ne è limpida dimostrazione, ma la qualità in questa squadra appare limitata, e non solo quella. Le parole dell’allenatore toscano, pronunciate subito dopo la partita contro il Torino, appaiono esemplificative e dimostrano come Spalletti abbia già capito e inalato, a pieni polmoni, le situazioni difettose in seno alla Juventus. Percezioni giuste ma decisamente preoccupanti che sgranano un rosario di apprensioni e dubbi:” Ci è mancata quella qualità e quella fantasia per risolvere partite di questo tipo. Ci vuole precisione di livello top". Un’istantanea perfetta, amara, una diagnosi inquietante, ma tremendamente calata nella realtà di un gruppo squadra che sfoggia, ormai da parecchie stagioni, lacune visibili ad occhio nudo, e mancanze non corrette dai vari mercati che si sono susseguiti. Mercati operati, ogni anno, da diversi dirigenti con alle spalle un quadro societario instabile e mutato radicalmente dopo poco. Se pensiamo che Damien Comolli si è insediato lo scorso 3 giugno dopo il licenziamento dell’ex plenipotenziario Giuntoli, voluto ovviamente dalla proprietà, il quadro appare deficitariamente completo.
Per quanto concerne, poi, la discontinua situazione societaria, e relative scelte azzardate, giova ricordare che la Juventus sta vivendo una situazione paradossale mai perpetrata in tutta la sua storia: con tre, dico ben tre, allenatori a libro paga, emblematico frutto di scelte errate, intuizioni completamente sbagliate, programmazioni claudicanti. Tutti dettagli che forniscono il classico sentore mefitico di una situazione tutt’altro che facile da risolvere. Circa 25 milioni lordi impiegati per i contratti di Thiago Motta e Igor Tudor che seduti sul divano, percepiranno i loro stipendi fino al 2027, a meno di trovare squadra nei prossimi mesi. Una circostanza da “teatro dell’assurdo” che dimostra, in regime di risparmio e sostenibilità, come alcune risorse monetarie importanti siamo state impiegate malissimo, mentre il club, con un rosso di bilancio ancora consistente per 58 milioni, cerca il pareggio dei conti nel 2027. Una legge chiara e inoppugnabile si fa strada: se devi risparmiare per raddrizzare i conti, evita almeno di scialacquare, attenendoti a soluzioni e programmazioni diligenti, puntigliose, scrupolose, ferree, senza gettarsi allo sbaraglio con scommesse recanti poche certezze. Se la speranza di tutti i tifosi juventini è quella che la società si strutturi al meglio, e anche assai in fretta, per evitare ulteriori sperperi di denaro e di stagioni, il focus del discorso va puntato sulle rose allestite in questi ultimi anni. La Juve mostra palesi lacune nei suoi calciatori che nessun allenatore in precedenza, senza dimenticare Max Allegri, è riuscito a colmare; anni grami dal destino incerto, che gli allenatori che si sono seduti in panca allo Stadium non sono riusciti a modificare. Ergo, sarà colpa dei Mister succedutisi uno in fila all’altro oppure il malessere è più profondo? Ovviamente, a prescindere dagli errori e dalle gestioni di spogliatoio, alcune scriteriate vedasi Motta, le maggiori responsabilità ricadono sui giocatori scelti dalla società e dal loro scarso apporto sul rettangolo di gioco. Vlahovic, dopo la vittoria contro l’Udinese, aveva sottolineato il concetto mettendoci un carico non indifferente, che rimarca tante responsabilità inequivocabili:” Abbiamo cambiato 3 allenatori in un anno e mezzo, dobbiamo guardarci allo specchio e vedere dove stiamo sbagliando”. Dichiarazioni che non hanno bisogno di traduzioni o interpretazioni, noi giocatori, a prescindere da chi ci ha allenato, abbiamo toppato e dobbiamo fare di tutto per invertire la rotta. Purtroppo, a metà novembre, Madama si trova già a dover inseguire, sia in campionato che in Champions, con margini d’errore risicatissimi. Sia chiaro, nessuno ha mai proclamato che la Juve debba tornare a trionfare subitaneamente, anche se sarebbe fortemente auspicabile, ma almeno ritornare ad essere assai competitiva, recando disturbo a squadre più attrezzate, appare pressochè un obbligo. Spalletti in questa sosta lavorerà, da giovedì, con chi non è stato convocato in nazionale e cercherà di andare a fondo su alcune problematiche, ma anche lui avrà bisogno di tempo e di sperimentare. Per rinvenire soluzioni alternative in grado di dare corpo e robustezza ad una squadra che appare imperfetta e incompleta sotto tanti punti di vista, centrocampo in primis.
Mettiamoci poi che le ultime campagne acquisti, con grosso dispendio di denari, non hanno sortito gli effetti sperati, e il quadro appare completo. Al momento del mercato sviluppato e concretizzato in estate da Comolli, solo Zhegrova ha fornito alcuni spiragli di luce nonostante il suo impiego part time dovuto all’operazione resasi necessaria per la pubalgia, per il resto è notte fonda. Openda, David, Joao Mario, sono in questo momento veri oggetti misteriosi che Mister Spalletti dovrà cercare di motivare e risvegliare da un letargo allarmante e da prestazioni mai da Juve e quasi mai sufficienti, per rendimento ed efficacia. Luciano Spalletti è atteso da una mole di lavoro enorme, e la sua lunga esperienza lo porterà a ritoccare qualche accorgimento tattico, difesa a 4, cambio di modulo magari con un 433, un 4231 o un albero di natale, ma in verità la vera sfida che attende il Mister sarà quella di provare a mentalizzare giocatori che, nonostante palesi mancanze tecniche e caratteriali, hanno il dovere di elevarsi, onorando la maglia della Juventus. Migliorare le prestazioni e ottenere risultati, questo il binomio che tutti i tifosi zebrati si attendono dalla Vecchia Signora e dal suo allenatore e, va detto con chiarezza lapalissiana, non sarà facile riuscirci. Buona fortuna a Spalletti, buona fortuna Juve, tutto passa da una presenza societaria maggiore e da una adulta responsabilizzazione di tutte le pedine dello spogliatoio, il calcio insegna che alcuni limiti tecnici e qualitativi possono venir colmati dalla fame, dall’applicazione, dalla voglia di spaccare il mondo. Nessuno è perfetto ma almeno fino a gennaio, quando sarà lecito attendersi qualche intervento sul mercato da parte della società, questa Juve deve spingere sull’acceleratore, impegnarsi allo spasimo per poter dimostrare valori, capacità e funzionalità spiccate, rispetto ai risultati e alle performance sino ad ora conseguite.
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