Platini: "Con me presidente non ci sarebbe mai stato il VAR. Yildiz? Nessuno mette più il 10 al centro"

Platini: "Con me presidente non ci sarebbe mai stato il VAR. Yildiz? Nessuno mette più il 10 al centro"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
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di Fabiola Graziano

Ospite speciale de "Il Festival dello Sport" organizzato dal 9 al 12 ottobre da La Gazzetta dello Sport a Trento, l'ex fuoriclasse della Juventus Michel Platini ha compiuto un vero e proprio viaggio nei ricordi da calciatore, dove è stato protagonista in maglia bianconera, e ha commentato anche il ruolo ritagliato a Kenan Yildiz nell'undici titolare di mister Igor Tudor. Queste le sue parole:

"Cosa mi piace dell’Italia? Mi sono piaciuti i gol che ho fatto (ride, ndr). L’anno scorso sono andato sulla Costiera Amalfitana. Quest’anno ho fatto Trento, Verona e voglio scoprire il Paese dei miei antenati. Conosci poco quando vai a Verona a giocare a pallone. Voglio scoprire questo Paese bellissimo. Domani mi fermo a Padova e poi vado a Venezia 2-3 giorni.

La mia carriera? È stata una vita un po’ bizzarra, speciale. Quando ho chiuso con la Juve, 15 giorni prima della fine del contratto, l’avvocato Agnelli mi disse ‘Michael, non vuoi firmare un altro contratto?’ e io ho detto: ‘No guarda sono stanco, non ne posso più. Non vado in un altro club’.

Il mio periodo in bianconero? Alla Juve sono costato poco perché ero svincolato. Ha dato più la Juve a me, che io alla Juve. Sono stufo dei giocatori che dicono ‘Voglio entrare nella storia’. Tu vai e giochi per una società, per i tifosi.

Se dovevo andare all’Inter? È vero che avevo firmato con l’Inter 2 anni prima, ma gli stranieri non potevano venire, dunque sono andato al Saint-Étienne, ho giocato lì e mi sono fatto male alla caviglia. Quando è arrivata la Juve, io, da persona rispettosa, ho chiamato l’Inter e ho detto che ero libero e che mi voleva la Juve. L’ho fatto per rispetto. Loro hanno detto: ‘No va bene così Michael, noi abbiamo i due stranieri’. E allora sono andato alla Juve che mi ha voluto.

La casacca più bella che ho indossato tra le tre? Quella dove c’è il pallone. Sei giovane, ti diverti, fai gol, trovi un paese meraviglioso come l’Italia.

Una persona speciale che ho incontrato? Sono troppe persone. Direi.. il primo è Jean-Antoine Redin, ex allenatore del Nancy. L’ho avuto per 7 anni. Aveva un cuore e una passione per il gioco ed è stato lui che mi ha permesso di essere uomo sul campo. Poi direi il direttore generale dell’organizzazione della Coppa del Mondo, mi ha aiutato a passare dal campo agli uffici. La più importante è stata però mio papà.

La fine della mia carriera? A 32 anni ho detto basta. Ho vissuto un anno difficile perché ho avuto un infortunio. Ho preso delle pastiglie per un anno per camminare normalmente perché zoppicavo. È stato un momentaccio mentalmente. Ho deciso di non continuare. E dopo cominciavo a segnare meno gol… non è bella la vita se non fai gol.

Il Var? Se fossi stato presidente, non ci sarebbe mai stato il VAR. Lasciamo il calcio umano. Non mi piace. Lasciamo arbitrare gli arbitri. Se dovessimo trovare un compromesso, metterei il VAR sul fuorigioco e sulle linee. Perché sono cose dove gli arbitri sono in difficoltà, il resto è interpretazione. Lasciamo interpretare l’arbitro secondo le regole dell’arbitraggio.

Kenan Yildiz? Nessuno mette il numero 10 al centro, ma sulle fasce. Dovete chiedere agli allenatori il perché, non a me. L'ultimo vero numero 10 è stato Zinedine Zidane".