Proprietà e società hanno deciso che l’unico colpevole era Tudor

Proprietà e società hanno deciso che l’unico colpevole era TudorTUTTOmercatoWEB.com
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Ieri alle 18:00La Frecciata
di Franco Leonetti
Tutte le colpe sono state scaricate su Igor Tudor, ora Elkann e Comolli sono chiamati all'ardua impresa di non sbagliare più nulla

Uno sprofondo senza fine, con il popolo bianconero che non sa più dove girarsi per trovare conforto. La sconfitta grave contro la Lazio ha fatto saltare la prima panchina in serie A della nuova annata, ed è proprio quella della Juventus. Igor Tudor paga per tutti, proprietà e società hanno deciso di esonerarlo ieri mattina con una tempistica che lascia perlomeno perplessi e con tante domande in circolo. I bianconeri saranno di scena allo Stadium domani sera contro l’Udinese e in panchina ci andrà Massimo Brambilla, tecnico della Next Gen. Un episodio che richiama alla memoria un fatto storico che si riferisce a 56 anni orsono, quando Luis Carniglia venne licenziato dalla Juventus dopo appena sei giornate di campionato, a causa dei cattivi risultati (una vittoria, due pareggi e tre sconfitte). Era il 21 ottobre del 1969. Corsi e ricorsi storici, ma non certo meno dolorosi per chi ha come fede quella a strisce bianconere. La Juventus ci aveva abituati a ben altro nell’ultimo mezzo secolo, ora l’orologio sembra essere tornato indietro, con un inquietante passo del gambero. Tudor paga errori suoi, sicuramente, ma soprattutto un andamento generale nefasto, ingenerato da una società non forte, inedita, che dopo l’ennesima rivoluzione in tre anni, si è insediata addirittura a giugno con la nomina del transalpino Damien Comolli, come direttore generale. Una società neofita, in pieno rodaggio, che cerca di strutturarsi, e che in estate ha compiuto un mercato che i risultati e le prestazioni del campo, sino ad ora, hanno bocciato energicamente. E come ben sappiamo tutto parte da una società robusta, da quadri dirigenziali che sanno il fatto loro dimostrandosi capaci: tutto scocca da un manico ferreo dotato di prospettive chiare e lungimiranti. Tutto questo non sta accadendo alla Juve o perlomeno si fa fatica a notarlo: la decisione di giubilare il tecnico al 27 ottobre comprova una visione errata che ha origine sin dall’estate scorsa.

Non è un mistero che il board Juventus abbia cercato prima Antonio Conte e poi abbia sondato Gian Piero Gasperini, poi dopo i loro niet la società ha deciso di confermare il tecnico croato di Spalato. Ecco perché l’errore vero sta sicuramente a monte, avviare una stagione come quella attuale che, doveva e dovrebbe essere quella del rilancio e del ritornare ad essere competitivi, confermando un allenatore che si stimava ai minimi termini è la madre di tutti i malintesi che poi hanno provocato abbagli, fraintendimenti e la definitiva perdita di fiducia, culminata nell’esonero di Tudor. Della serie, tutte le cose rattoppate e fatte “alla bell'e meglio” mostrano la corda e inevitabilmente si spezzano. Una società insediatasi ai primi di giugno rappresenta un corpo in perenne rincorsa sui competitor, in colpevolissimo ritardo, con chiare matrici di responsabilità che devono appartenere alla proprietà che ha operato quella scelta: visti i risultati ottenuti sino a qui, le mosse da giugno in poi si sono rivelate totalmente fallimentari. Una Juve che si trova senza allenatore a fine ottobre, dopo due soli mesi e mezzo di stagione, rappresenta un quasi unicum, un fallimento lucido che reca una tristezza infinita, mista a laceranti preoccupazioni dei tifosi per l’imminente futuro. A partire da mercoledì sera per il turno infrasettimanale di campionato. Il duopolio di comando ha deciso, l’unico responsabile, l’unico colpevole, l’unico vero imputato di una Juve che non segna da 394 minuti, che non vince dalla partita contro l’Inter, era Igor Tudor. Paradossale e altamente sconfortante come atteggiamento: se serviva la scure per improntare un nuovo corso, andava tirata fuori e usata la scorsa estate. Tudor paga il gioco mai fluido di una squadra che ha mostrato scarsissima personalità, zero leadership, e totale incapacità nel creare occasioni da rete e realizzarle: un male atavico ahinoi, che esisteva prima di Giuntoli e Comolli, e che tarda purtroppo a trovare una soluzione. Le continue rivoluzioni societarie non aiutano a programmare il futuro, “sacrificare sull’altare dell’inefficienza” il terzo allenatore in due anni e mezzo appare perlomeno delittuosamente reiterato e diventa un chiaro sinonimo di idee molto poco chiare. Con la consapevolezza che oltre a due allenatori già a libro paga, se ne aggiungerà un terzo nei prossimi giorni per cercare di raddrizzare una situazione seria, molto seria, sia a livello tecnico ma anche sotto l’angolatura delle decisioni societarie da prendere per il futuro. Sempre tenendo a mente le voci del risparmio e della sostenibilità, sbandierate negli ultimi anni per tentare di sistemare i conti in deficit della Madama nazionale. Un anacronismo puro, un cane che si morde la coda, che deve far pensare e riflettere a lungo e in maniera approfondita, in primis la proprietà di John Elkann e poi una società che fino ad ora non ne ha azzeccata una.

Capitolo giocatori, quanti di quelli oggi presenti in rosa avrebbero giocato nelle Juventus vincenti di pochi anni fa? La qualità fa difetto a questa rosa, la personalità altrettanto, e le doti tecniche lasciano a desiderare a parte qualche eccellenza, vedasi Yildiz. Quindi il quesito giunge spontaneo: licenziando il capro espiatorio individuato nell’allenatore, la Juve tornerà ad avere una linea mediana devastante nelle due fasi, l’attacco magicamente si tramuterà in una macchina da gol instoppabile, e la difesa ritornerà ad essere impermeabile come ai vecchi tempi? Senza il “colpevole” Tudor la squadra diventerà fortissima sciorinando movimenti ineccepibili, risultati vincenti e un gioco armonioso e produttivo? Lecito avere dei dubbi, molti dubbi, perché certamente Tudor ha le sue responsabilità e le ha pagate a caro prezzo, ma una ruspa non diventa un’astronave solo se si cambia il manovratore. Chi ha memoria sana e onestà intellettuale, ricorda che questi discorsi pullulavano due stagioni orsono con Allegri in panchina, il Mister toscano tacciato da tanti di essere il male estremo della Juve; allontanato lui tutto sarebbe tornato idilliaco. Sappiamo come è andata a finire. Se poi come si vocifera, il cambio d’allenatore fosse stato anche provocato dal poco gradimento dello spogliatoio nei confronti dei metodi usati dall’ex Mister Igor, beh significherebbe essere giunti molto vicini ad un pericolosissimo punto di non ritorno. Un'aggravante non di poco conto. In una società con tutti i santi crismi calcistici, ognuno deve svolgere il proprio ruolo, e sta alla dirigenza far rispettare paletti, situazioni e compiti. Se così fosse, giungerebbe la totale conferma di una società debole, con poco polso, in pieno marasma ed affanno che ha agito d’impulso. Perchè solitamente chi opera in quel modo lo fa senza guardare troppo lontano, preda dei momenti e delle situazioni, senza riuscire a tenere la barra a dritta, difettando pesantemente in programmazione e rispetto dei ruoli. Una cosa altamente preoccupante, per il presente imminente e il futuro prossimo legato alla stagione in corso. Buona fortuna a Brambilla per domani sera, e soprattutto Buona fortuna a questa Juventus malata, senza pace, che dopo continue alternanze sugli scranni dirigenziali, ha necessità di trovare certezze incrollabili. Buona fortuna a tutti i tifosi zebrati, mai come ora tutto l’ambiente bianconero ha forsennatamente bisogno di opportune scelte e sorte benevola, per capovolgere una situazione che lambisce tinte e situazioni kafkiane.