Kenan Yildiz, il faro diamantato bianconero

Un precampionato splendente, una preparazione perfetta, e lui subito in forma campionato. Tutte le luminose premesse mostrate in questa calda e movimentata estate, Kenan Yildiz le ha confermate all’esordio in campionato contro il Parma. Prestazione sontuosa, accelerazioni, giocate, conclusioni, intuizioni e traini per i compagni, insomma il numero 10 juventino è apparso in una forma abbagliante, tanto da sbaragliare il campo. Lo Stadium lo ha applaudito a lungo, lui si è preso il premio di uomo partita, regalando sorrisi a 230 denti, perché in cuor suo il ragazzo turco sa che, di questo passo, la stagione appena cominciata, può diventare quella della sua definitiva consacrazione. Un’estate magica quella targata 2025 per il ragazzo di Ratisbona, cominciata con un Mondiale per Club scintillante, con performance di alto livello davanti agli occhi di miliardi di spettatori: un bel biglietto da visita per chi non lo conosceva o chi lo aveva solo sentito nominare di riflesso. Le vacanze corte, come per tutta la Juve, e poi il ritorno alla Continassa a fine luglio: via si parte per una nuova avventura con indosso quella maglia bianconera a strisce asimmetriche, con tanto di inserti rosa che sanno di tenere coccole e voglia bruciante di assurgere al ruolo di primadonna sui palcoscenici più prestigiosi. Yildiz si è applicato con entusiasmo senza risparmiarsi mai, ha seguito alla lettera i dettami, i consigli, le indicazioni di Mister Tudor, mostrando subito nelle prime amichevoli una gamba tonica e una reattività invidiabile. Nonostante l’acido lattico causato dalla faticosissima preparazione e le gambe pesanti, il ventenne turco ha sciorinato idee raggianti, soluzioni pungenti e tratti sfolgoranti di un calcio geniale messo al servizio della squadra; lui e Conceicao sono apparsi, partita dopo partita, i più pronti ad incarnare il ruolo di perni centrali della nuova Juve di Mister Tudor.
E il debutto di domenica sera ha confermato il copione recitato da fine luglio, senza indugi o esitazioni. Una Madama che nel primo tempo si è trovata al cospetto di un catenaccio di vecchia concezione organizzato dai ducali, spazi otturati, pullman davanti alla difesa e impossibilità di ragionare tra le linee vista l’aggressività avversaria: Kenan ha provato a sradicare l’intasamento delle zolle con alcune giocate sulla fascia mancina ma il traffico appariva assai intenso, come nelle ore di punta di qualsiasi metropoli. Nonostante tutto ciò la Juve ha saputo creare tre occasioni da rete, abbastanza nitide, ma che non sono finite in fondo al sacco, lasciando a bocca asciutta gli avanti bianconeri all’intervallo. Una trasmissione palla troppo lenta e una squadra, quella di Tudor, che ha faticato a trovare l’idea geniale o il numero travolgente per mettere in ginocchio gli avversari, giunti a Torino con la lucida visione di bloccare gioco e sviluppi in salsa bianconera. Sui volti dei tifosi zebrati assiepati sulle gradinate dell’Allianz Stadium ha fatto capolino quell’espressione perplessa, a metà tra il preoccupato e l’amaro pensiero della “solita Juve” osservata nella passata stagione. “Con il Parma si deve vincere per partire bene in questa prima di stagione”, ecco il metafisico fumetto collettivo che gravitava sulle teste di tutti presenti allo stadio. Sembrava di vederlo, si poteva immaginare di osservarlo, lì stantio con una seria aura di preoccupazione diffusa. Ma nessuno aveva fatto i conti con la carica del Mister nello spogliatoio e la voglia di azzannare la partita da parte dei ragazzi, che tornati in campo hanno subito alzato i ritmi e la velocità d’azione, mostrando l’opportuna voracità per portare a casa il match. Kenan si è caricato la squadra sulle spalle ed è partito a tutta birra sfoderando giocate, sferrando attacchi, creando lampi e numeri che lo rendono immarcabile per i diretti avversari.
Serpentine per divincolarsi dalla morsa avversaria, input tecnici atti a velocizzare il giro palla e quel tiro tuonante che prima è sibilato vicino al secondo palo di Suzuki e poi ha scaldato i guanti dell’estremo difensore parmigiano. Yildiz, tanto Yildiz, e tanta Juventus nel secondo tempo, con il numero 10 capace di imprimere curvature diverse, inventando per i compagni assist al bacio: lo slalom gigante sul fronte sinistro a servire David per il primo gol dell’attaccante canadese è tutta opera sua. La lunga corsa e la messa in mezzo per il raddoppio di Dusan Vlahovic è ancora opera sua, in mezzo a tutto ciò la lucida assunzione di responsabilità, concretizzatasi nel dover smuovere le acque con giocate geniali, da porre al servizio dei compagni, per il bene del collettivo, della squadra, della Juve. Alla fine dei giochi è arrivato un 2-0 meritatissimo e i primi tre punti incamerati da Tudor e i suoi ragazzi, ma nella testa di tutti fiammeggiano imperterriti i due assist prodotti dai piedi del numero 10, con una prestazione piroclastica, da vero leader e trascinatore di una squadra che ha necessità di venir accesa da scintille di qualità sopraffina. Dove non arrivano l’organizzazione e la veemenza devono venire in aiuto la predominanza tecnica, unita alla qualità superiore e diamantata, in attesa di un mercato agli sgoccioli che il tifoso juventino vorrebbe massiccio e di grande rilucenza. Intanto Yildiz c’è e quei due assist contro il Parma, come tutta la prestazione fornita, dimostrano la crescita all’ennesima potenza del ragazzo turco con la dieci sulle spalle, un leader tecnico, silenzioso, che ha nella cultura del lavoro l’unica arma per assurgere agli onori del mondo. Capacità tecniche e balistiche di prim’ordine, voglia di sacrificarsi in campo facendo entrambe le fasi con applicazione e una qualità tra i piedi da fare invidia a tanti giocatori blasonati, una proprietà calcistica di stoffa pregiata, quel tessuto che da sempre appartiene ai primattori di casa Juve, sin dal 1897. “Kenan Yildiz sta avendo una crescita costante e si parlerà di lui” sottolineava Igor Tudor nel post partita davanti a taccuini e microfoni, un’analisi netta e decisa del Mister che sa bene di trovarsi tra le mani un gioiello giovanissimo ma già a tanti carati, con la responsabilità di metterlo nelle migliori condizioni per farlo rendere al meglio.
E lui, ragazzo della Primavera lanciato in prima squadra da Allegri due stagioni fa, passo dopo passo, con tanto lavoro e umiltà nell’animo, si dimostra pronto ad assumere i panni della star principale della Vecchia Signora. In attesa di un mercato che possa alzare la soglia qualitativa di tutta la Juventus, Kenan, il numero 10 della Juve, fluttua leggero sul campo, imprimendo potenza, classe e fantasia, accendendo i sogni di tutti i supporter zebrati. Il faro diamantato di una Juve tutta da scoprire nelle ambizioni e negli sviluppi di una stagione che possa mostrare, finalmente, una squadra competitiva per le alte sfere della classifica. Yildiz c’è, e ha tutte le caratteristiche proprie per diventare un grande numero 10, di quelli che la leggenda bianconera ricorda e celebra all’interno del J Museum. Testa bassa e pedalare, la strada è lunga e accidentata, ma un Yildiz così regala estasi calcistiche e il gusto zuccherino del bel calcio che fa sognare tutti i tifosi di Madama.

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