L’asse economico anglo-arabo condiziona pesantemente il mercato

L’asse economico anglo-arabo condiziona pesantemente il mercatoTUTTOmercatoWEB.com
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martedì 11 luglio 2023, 18:00La Frecciata
di Franco Leonetti

Il calciomercato è quanto di più irrazionale esista. Ormai questo è un fatto conclamato, basta osservare, nei particolari, le ultime sessioni delle campagne trasferimenti, sia invernali sia estive. Pleonastico e riduttivo aggiungere che comanda sempre il dio denaro, chi ha forzieri pieni di dobloni da spendere, spesso in barba o lambendo appena di striscio l’icona sverniciata del fair play finanziario, comanda in lungo e in largo, senza problemi o pudore alcuno. L’esempio del Chelsea del trascorso inverno è più che eloquente, i londinesi hanno speso 326 milioni di euro contro i 215 milioni di tutti i 78 club dei massimi campionati di Italia, Spagna, Germania e Spagna messi insieme, tra l’altro senza raggiungere nessun risultato di spicco in campionato, e rimanendo miseramente fuori dai piazzamenti per giocare una competizione europea che va ad iniziare; insomma una vera debacle che ha del clamoroso. Ma i soldi altrochè se contano per chi vuole sbaragliare il campo della concorrenza sugli acquisti, poi operare in maniera sapiente, oculata e competente porta ancora ad un altro ramo di riflessione approfondito. I dati dei “ricchi paperoni” continentali sono da capogiro, la Premier League ha fatto circolare complessivamente 680 milioni circa, e solo nel mercato di gennaio, un dato pazzesco. E come abbiamo visto già in questo primo abbrivio d’estate, i club d’oltremanica possono permettersi di spadroneggiare a seconda degli obiettivi puntati, poi in breve tempo centrati e raggiunti: il caso Tonali sta lì a dimostrarlo.

E non sarà finita qui ovviamente, vista la profondità di cassa a disposizione. Ma in questo mercato si è affacciato prepotentemente un altro vero spauracchio economico travestito da asso pigliatutto, quello derivante dall’Arabia: una piazza nuovissima e messa in piedi in tempo zero. Chi aveva sentito parlare dell’appeal del calcio di quelle zone prima di gennaio, con il trasferimento aureo di CR7? In verità nessuno. Il fatto realmente eclatante e fuori dalle tariffe di mercato deriva dalla ricchezza, pressochè infinita, che non crea limiti al budget per costruire un campionato dalla forte attrattiva per via dei nomi che ci giocheranno. Interesse misto a curiosità, subordinati non da tradizioni, blasone dei club o formule innovative ma solamente dai nomi presenti in una lega ai margini, da sempre, dal grande circuito e dal gotha del calcio mondiale. E che i soldi d’Arabia ingolosiscano i giocatori, e pure tanto, lo stiamo toccando con mano ogni giorno, insomma se da quelle parti, come in Inghilterra, vogliono qualcosa se lo prendono a suon di decine di milioni. Con una differenza, il nuovo mercato arabo sa come premere sull’acceleratore, pompando fiumi di denaro da corrispondere sui compensi dei calciatori, valanghe di milioni per ingaggi netti, con cifre decisamente fuori quota. Cosa che nemmeno in Inghilterra si possono permettere. Milinkovic-Savic, Pogba, sono i nomi caldissimi, oggetti di queste lusinghe lastricate in oro zecchino negli ultimi giorni. A prescindere se il laziale e lo juventino andranno o meno a rimpinguare le fila di giocatori, spesso di grande nomea ma a fine carriera, l’ombra lunga e pesante dell’asse anglo arabo, inteso come elemento di razzia sul mercato, può dilagare sui pochi pezzi pregiati del campionato italiano, rendendo sempre più complicato un substrato già povero come quello della Serie A.

L’effetto boomerang sui nostri grandi club è lampante, l’unica speranza è che nessun riccone possa venir attirato dai pezzi pregiati, altrimenti diventerà impossibile resistere ad offerte irrinunciabili, non solo per gli indennizzi ma, anche e soprattutto, per le promesse multimilionarie degli emolumenti. Perché qualora una società decidesse anche di rinunciare e soprassedere ad offerte folli, come si trattiene un calciatore che va a duplicare o triplicare il proprio stipendio? Semplicemente, non si può. Un mercato italiano, già difficilissimo e complicato, per cronica penuria di risorse economiche, rischia di venir seppellito dai desideri e dalle opulenze altrui. Inutile sottolinearlo, sarà un'estate estremamente ardua per tutti i club italiani. Certo, si può tentare di far fronte con idee, scoperte, valorizzazioni di giovani e scouting, ma che il calcio tricolore sia in posizione di estrema debolezza nei confronti dei competitor inglesi e arabi appare un dato inoppugnabile. Nonostante qualche alta istituzione della Serie A, come De Siervo, continui ad ostentare serenità, sicumera, dichiarando, illudendosi, e di conseguenza non raccontando il vero status, che il nostro campionato è in scia alla Premier. Triste e duro ammetterlo, il nostro campionato dopo gli splendori dei decenni ottanta e in parte novanta, sta divenendo, sempre più, la terra di conquista di chi ha casseforti zeppe di liquidità. Facendo shopping come, quando e dove gli pare.